Alcune band non passano mai di moda. Per alcuni fan, invece, passano gli anni, ma mai la passione e le emozioni che i loro idoli gli suscitano. I desideri, poi, sono gli ultimi a morire e la speranza che i superstiti di gruppi considerati pietre miliari del Rock possano rimbracciare le armi per avventurarsi in ipotetici tour mondiali, non è mai troppo labile. I Pink Floyd, ovviamente, non potevano eludere questa diffusa tendenza. E se nemmeno la prematura morte del loro storico tastierista Richard Wright – creativo musicista dall’animo temperato, scomparso nel 2008 – ha scalfito il sogno di tanti ammiratori, cos’altro potrebbe farlo?
Il web, poi, diviene un ricettacolo di false notizie – trapelate non si sa mai come – che alimentano le più stravaganti dicerie sulla band inglese. Ma volenti o nolenti, i fatti parlano chiaro e, per gli annali del rock, i Pink Floyd si sono sciolti nel lontano 1985, dopo due anni di totale inattività che li separava dalla loro ultima fatica The final cut (del 1983). Al termine del primo lustro degli anni ’80 infatti Roger Waters – cantante, bassista e leader carismatico della band – uscì dal gruppo per intraprendere una, poi rivelatosi remunerativa, carriera solista. Negli scorsi giorni, ad oltre venticinque anni da quella fatidica data, il musicista britannico si è sentito ripetere, dai giornalisti del Sun, il dilemma fideistico del secolo: “Tornerà a suonare con i rimanenti Pink Floyd?”. Laconica, e in assenza della benché minima reticenza, la risposta: “Non posso. Stasera ceno con Nick (Mason, batterista del gruppo, ndr), lui sì che lo rifarebbe, anche immediatamente. Ma io ho lasciato i Pink Floyd per ragioni serie, e fu una cosa giusta da fare. Era finita nel 1985 ed è finita ancor’oggi”.
L’ardente fiamma che muove lo spirito di molti fan viene così spenta, ma va precisato che Waters in realtà continua a suonare le musiche della band britannica tutt’ora. Il musicista sarà infatti anche in Italia la prossima estate – il 26 luglio allo stadio Euganeo di Padova ed il 28 allo stadio Olimpico di Roma – per ripresentare in nuove vesti scenografiche uno dei capolavori dei Floyd: The Wall.