Leggero. Candido ed impalpabile come un fiocco di neve. E’ così che si presenta il piccolo gioiello Snowflake, un concentrato di amore disilluso e sogni spezzati che invita a riflettere. Lui è Francesco Roder, classe 1983, una laurea a Udine e un diploma alla Scuola di Cinema di Roma. E’ una delle sue prime esperienze dietro la telecamera in qualità di regista: non c’è bisogno di sottolineare che è andata alla grande. Ha lavorato di sua tasca e sudore, e il risultato si fa apprezzare in pieno, soprattutto alla luce degli ultimi rivolgimenti che hanno riguardato gli States e le politiche sui matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Una storia d’amore intensa, racchiusa in 15 minuti di pura sofferenza emotiva. Perché al dolore vi si partecipa con la stessa intensità con cui viene vissuto dalle protagoniste. Aurore è una scrittrice ormai in fin di vita, Claire la sua editor ed amante. Claire resta al suo fianco in attesa dell’inevitabile trapasso, ma la sua donna ha conservato un ultimo regalo tutto per lei. E’ un taccuino in cui è impressa a inchiostro quella relazione nascosta, quel frutto del proibito che si consuma lentamente come la neve che cade oltre i vetri della finestra. L’ultima notte in cui Claire vivrà forse per la prima volta il loro intenso legame attraverso lo sguardo stanco eppure non ancora spento dalla malattia dell’altra. Le storie non muoiono. E’ una sentenza che Aurore pronuncia amaramente nell’attesa dell’eterno oblio. C’è dentro tutto il sentimento vero e indelebile che prova per la sua amata, tutta la paura, il sogno, la speranza per quel futuro all’apparenza incerto, ma che il destino ha già voluto stabilire da sé. Snowflake è un cortometraggio che va dritto al punto, senza strafare. Senza pretese di una buona riuscita a tutti i costi. Eppure riesce fantasticamente, colpendo la sensibilità dell’audience più rigida e selettiva con la sua semplicità genuina e a tratti schiacciante. Perché le storie autentiche sono quelle che restano più impresse nella mente e nel cuore: niente fronzoli, tutte virtù.
Dall’esordio in medias res ai flashback ben piazzati, l’intreccio si dipana tra le fila di due sguardi che parlano da sé. Claire e Aurore non sono soltanto due donne; sono due donne che si sono aggrappate l’una all’altra, quasi fossero ciascuna un pilastro soldo e confortante. Pertanto, accettare che uno di essi si sta lentamente frantumando sotto i propri occhi risulta quasi impossibile. Un cast esiguo ma eccezionale, che comprende Ele Keats (Claire) e Tracy Middendorf (Aurore), le due vere e proprie colonne portanti del cortometraggio. Due star celebri anche e soprattutto per i loro ultimi progetti (Ele Keats è al cinema con il terzo capitolo dell’horror Insidious, la Middendorf è alle prese con il reboot della serie cinematografica cult Scream in onda sul canale MTV), che dimostrano un affiatamento e una complicità assolutamente perfetti pur non avendo mai lavorato insieme prima d’ora. Un’interpretazione sincera e toccante da parte di entrambe, dal tragico inizio al finale che vuole essere sorprendente, ma che in realtà non può fare a meno di lasciare un po’ d’amaro in bocca. Grazie ad una regia e fotografia impeccabili, le musiche particolarmente adatte e i supporting actors – quali Sara Lavner, Dayvin Turchiano e l’italiano Lorenzo Balducci – Snowflake si configura certamente come uno dei piccoli capolavori indipendenti più in vista degli ultimi anni. Non stupisce dunque la sfilza di premi e nomination, tra cui spiccano certamente quelli al Los Angeles Independent Film Festival e al nostrano Maremetraggio appena conclusosi. Un prodotto intenso e leggero come una piuma, che sarebbe interessante riscoprire in forma estesa, e magari anche sul grande schermo. Non resta che augurarcelo.
TRAILER