Daniele Gaglianone è sbarcato al Lido con il suo nuovo film Ruggine. L’ultimo lavoro del regista torinese è stato proiettato oggi in anteprima alle Giornate degli Autori, sezione collaterale della 68esima Mostra del Cinema di Venezia. Gaglianone, che mancava dal red carpet veneziano da oramai sette anni, erano i tempi di Nemmeno il destino, ha ricevuto un’acclamata accoglienza alla fine della proiezione dell’ultima sua fatica che, come oramai ci ha abituati, farà discutere non poco anche solo per i temi affrontati.

Ruggine, tratto dall’omonimo romanzo di Stefano Massaron, è ambientato alla fine degli anni settanta, in una città del nord Italia. È estate e nel quartiere di Carmine e dei suoi amici, Sandro, Cinzia, Betta, Andrea e Tonio tutto scorre lentamente, sospeso dal tempo, in una periferia abitata da immigrati  meridionali, nulla sembra intaccare la loro quotidianeità. La banda capitanata dal siciliano Carmine passa il tempo tra giochi e scontri con altre piccole bande. Giocano a fare gli adulti per sentirsi grandi, facendo affidamento principalmente sul loro regno, il Castello, un microcosmo ricreato dentro due  vecchi  silos  arrugginiti  sui  quali  col  tempo  si  sono accatastati rottami e ferraglia. Quell’estate però sarà destinata a cambiare le loro esistenze, a segnarli per sempre, lasciando un ferita che resterà costantemente aperta, esposta alla ruggine appunto.  Un  nuovo  medico  arriva  nel  quartiere:  il  dottor Boldrini,  un  elegante  e  aristocratico  signore, interpretato da uno spettacolare Filippo Timi, al quale verrebbe spontaneo chiedere se si sia ispirato al Bardem de “Non è un Paese per Vecchi” date la somiglianza tra i due personaggi. La  gente  della  zona, socialmente e culturalmente più modesta,  prova  soggezione  ed in fondo anche ammirazione per la figura di questo medico, a nessuno neanche sfiora l’idea di quello che ci possa essere dietro, solo al gruppo di bambini qualcosa non torna ma si sa, quando i bambini dicono ai grandi qualcosasicuramente non riceveranno la dovuta credibilità, come recitano i giovani protagonisti in una battuta del film. Il lungometraggio, che allinea un cast di attori tra i più importanti del panorama del cinema italiano, segue in parallelo alla storia della periferia vissuta in flashback quella attuale della vita dei tre protagonisti adulti, Sandro (Stefano Accorsi), Carmine (Valerio Mastandrea) e Cinzia (Valeria Solarino) che a trent’anni di distanza ritornano con la memoria ai fatti che ne hanno segnato l’esistenza, a quel traumatico e precoce passaggio dal mondo del gioco a quello reale. Lontano da quell’estate,  tre adulti alle prese con il quotidiano delle loro vite, improvvisamente  e  in  modi  diversi, sentono riaffiorare l’eco  di  quell’estate violenta che rientrerà inesorabile nelle loro vite, ora apparentemente normalizzate.

Il motivo “che mi ha spinto a girare questo film è stato raccontare l’incontro con il male, che esiste perché ci sono persone che non parlano seguendo una certa visione del mondo ma è fatale che sia anche un’essenza quasi metafisica“, ha detto Gaglianone, ed in effetti quel velo di ruggine che si è indelebilmente posato sulle esistenze dei tre protagonisti, stenta ad andare via, anzi, caratterizza le loro vite anche a distanza di anni. “Gli attori hanno capito quale atmosfera volevo creare e quale idea ho di cinema. E penso che questa cosa si vedrà sul grande schermo” ha aggiunto, e l’atmosfera che si percepisce è a tratti cupa a tratti luminosa, a tratti spensierata a tratti carica di malinconia e ricordo, una duplice chiave di lettura che caratterizza tutto il film. Affiancato da un team tecnico di grande qualità con Enrico Giovannone al montaggio, Gherardo Gossi alla fotografia e Vito Martinelli al suono, Gaglianone è riuscito a rendere la perfetta alchimia tra ambientazione e storia narrata che calza a pennello all’interno della propria sceneggiatura. Da notare anche la partecipazione alla colonna sonora di Vasco Brondi, leader della band italiana Le Luci Della Centrale Elettrica, che per il film ha scritto l’inedito “Un campo lungo cinematografico“. Prodotto da una coppia d’assi come Gianluca Arcopinto (per Zaroff Film) e Domenico Procacci (della Fandango) con il sostegno di Rai Cinema, il film uscirà domani, 2 settembre nelle sale italiane e per quanto di nicchia, spero raggiunga il grande pubblico perché saprebbe tranquillamente farsi apprezzare anche dai non appassionati del settore.