Nel 1999 Daniel Myrick ed Eduardo Sanchez hanno creato quello che tutti conosciamo come il mockumentary. Stiamo parlando di The Blair Witch Project, la rivoluzionaria opera horror che, grazie ad una campagna pubblicitaria a dir poco efficace, riuscì ad incassare quasi 250 milioni di dollari worldwide contro i 60.000 dollari di budget; un risultato incredibile garantito dalla originalità della messa in scena che, spacciando per reale il filmato dei tre ragazzi dispersi nei boschi di Blair, diede inizio ad una vera e propria mockumentary-mania. Sono infatti innumerevoli le opere caratterizzate da riprese a mano, grida strozzate e corse frenetiche che hanno invaso i cinema nelle ultime due decadi. Ma mockumentary per molti spettatori è anche sinonimo di mal di mare. Tanti prodotti come ESP – Fenomeni paranormali, The Last Exorcism e The Gallows sono nati con il semplice scopo di guadagnare milioni di dollari al box office con una storia trita e ritrita e un budget minimo; eppure in questo speciale noi ci concentreremo solo su quei cinque mockumentary che, grazie ad un mix efficace di intelligenza e originalità, hanno segnato la storia del cinema horror:
5) The Visit: Dopo un decennio di opere poco apprezzate dal pubblico e dalla critica mondiali, M. Night Shyamalan torna ai fasti de Il sesto senso con The Visit, uno dei migliori horror del 2015. La storia, semplice e allo stesso tempo efficace, viene rappresentata con una eleganza fuori dal comune che dimostra quanto uno strumento abusato come il mockumentary possa ancora regalare grandi sorprese. Il merito è ovviamente di Shyamalan che, abbandonando le riprese frenetiche e la banalità della maggior parte delle opere dello stesso genere, costruisce un film solido e originale che apre una nuova fase per il mockumentary. Inoltre la nonna, splendidamente interpretata da Deanna Dunagan, è uno dei personaggi più inquietanti degli ultimi anni.
4) Unfriended: Un altro mockumentary che ha letteralmente segnato la storia del cinema horror è questo brillante horror diretto da Levan Gabriadze e interpretato da Shelley Hennig e Heather Sossaman. Costato un milione di dollari, Unfriended abbandona l’espediente della telecamera a mano per focalizzare l’attenzione sulla telefonata skype tra i cinque protagonisti della storia. Ebbene sì, Unfriended è totalmente ambientato nello schermo di un MacBook Air che ci consente di vedere tutti i classici movimenti che compiamo quotidianamente col nostro computer, dai messaggi privati alle persone che ci sono più a cuore alle musiche iTunes che fanno da colonna sonora alla nostra vita fino, e qui arriviamo al punto, alle chiamate Skype. Il risultato è così un horror brillante, originale e attuale che apre una intelligente riflessione sulle conseguenze dei social networks e del cyber-bullismo.
3) The Blair Witch Project: Molti sostengono che il creatore del mockumentary sia Ruggero Deodato che nel controverso Cannibal Holocaust inserì l’espediente del filmato ritrovato di quattro giovani reporter. Ma indubbiamente la vera nascita del falso documentario risale al 1999 quando, come anticipato nell’introduzione, Myrick e Sanchez diedero vita a The Blair Witch Project, il capostipite di una serie di film che ancora oggi prendono spunto dal classico dei classici dei mockumentary. Le urla, le riprese (volontariamente?) confuse, i primi piani forzati sono stati imitati, citati e parodiati (vedasi il primo indimenticabile Scary Movie) talmente tante volte da fare di questo piccolo fenomeno mediatico un vero e proprio cult del cinema horror. Inoltre se non fosse stato per The Blair Witch Project non avremmo potuto scrivere questa lista; un buon motivo per considerarlo un tassello indispensabile per il genere found footage.
2) Rec: Uno dei mockumentary più apprezzati degli ultimi dieci anni è sicuramente il capolavoro firmato da Jaume Balaguerò e Paco Plaza nel 2007. Ambientato in una palazzina della Rambla de Catalunya di Barcellona e costato 1,5 milioni di euro, Rec presenta alcune delle scene più disturbanti della storia del cinema di genere, prima tra tutte il lungo piano sequenza girato con la visione notturna che vede la reporter Angela intrappolata con la terrorizzante Medeiros. Il mix di paura e azione è efficace e l’unione di due esperti del cinema horror come Paco Plaza (Second name, I delitti della luna piena) e Jaume Balaguerò (Nameless, Darkness, Bed Time) regala un’opera originale e innovativa che ha dato vita ad una saga composta da tre sequel e un remake americano. Purtroppo nessuno di questi capitoli ha eguagliato questo piccolo capolavoro del cinema di genere; dopotutto non era facile ricreare l’assoluto terrore suscitato dall’altissima e inquietante Medeiros.
1) Paranormal Activity: Ruggero Deodato ha avuto l’originale intuizione del filmato ritrovato. Myrick e Sanchez hanno brillantemente esteso l’idea di Cannibal Holocaust sviluppando il primo mockumentary della storia. Ma è Oren Peli che con Paranormal Activity ha dato inizio alla mockumentary mania, ovvero alla sequela infinita di film horror found-footage che, a distanza di quasi dieci anni dalla release del film, continuano ad arrivare sul grande schermo. Prodotto da Steven Spielberg e girato interamente attraverso le telecamere fisse della casa, Paranormal Activity racconta l’inquietante storia di una coppia assediata da uno spirito demoniaco. Nulla di originale, eppure questo intenso film horror costato 15.000 dollari ha incassato 200 milioni di dollari in tutto il mondo, ha dato vita a quattro sequel e uno spin-off e ha trasformato l’indipendente BlumHouse in una delle maggiori case di produzione di film di genere di tutti i tempi; risultati a dir poco sorprendenti che spiegano perché abbiamo deciso di regalare proprio a questo film la numero uno tra i mockumentary che hanno segnato la storia del cinema. Inoltre la sequenza finale, nata da una idea di Steven Spielberg, è talmente semplice e allo stesso tempo inquietante da rovinarvi una settimana di sonni tranquilli.