In questi giorni, il Museo Nazionale del Cinema di Torino rende omaggio a Martin Scorsese: uno dei registi più influenti di tutti i tempi e probabilmente il più grande cineasta americano vivente, capace ancora oggi di plasmare e influenzare le fondamenta artistiche ed estetiche della cinematografia contemporanea.
La presenza di Martin Scorsese a Torino – per una due giorni curata da Marco Fallanca – segnano la prima storica visita del Maestro al Museo Nazionale del Cinema, che nel 2013 ha realizzato una mostra a lui dedicata in collaborazione con la Deutsche Kinemathek ed espone i costumi originali di Gangs of New York nel percorso di visita permanente.
Questo pomeriggio, il leggendario regista si è raccontato in una conferenza stampa che anticipa il fitto calendario di appuntamenti che lo vedranno protagonista nel capoluogo piemontese. Si comincia oggi, alle ore 19.30, con una serata di gala in suo onore che si terrà presso l’Aula del Tempio della Mole Antonelliana, durante la quale gli sarà conferito dal Presidente del Museo Enzo Ghigo e dal Direttore Domenico De Gaetano il Premio Stella della Mole alla carriera.
Scorsese, alle ore 18:00 di martedì 8 ottobre, incontrerà il pubblico del Cinema Massimo in occasione di una Masterclass, che sarà preceduta da un red carpet pubblico alle ore 17:30. Il Cinema Massimo gli dedicherà, inoltre, una retrospettiva (11-13 ottobre 2024) che sarà introdotta personalmente dal Maestro sempre martedì 8 ottobre alle ore 20:00, unitamente alla proiezione speciale di uno dei suoi classici più amati.
A Scorsese la Stella della Mole di Torino
Come rivelato negli scorso giorni, Scorsese in realtà era già in Italia per alcuni sopralluoghi dedicati ad un documentario sui naufragi dell’antichità, Shipwrecks of Sicily, di cui sarà produttore esecutivo. Il regista di Taxi Driver ha trascorso lo scorso weekend a Ustica in compagnia della figlia Francesca, dopo aver visitato il Teatro Antico di Taormina ed essere stato avvistato nell’Ennese e nel Catanese, dove si era concesso una gita in barca approfittando delle belle giornate di sole.
“Dopo i miei impegni qui a Torino, spero di tornare in Sicilia per poter visitare il paese natale di mio nonno: Francesco Scorsese. Che in realtà era: Francesco Scozzese. Sono stati gli americani successivamente a sbagliare lo spelling. Voglio capire le mie radici, è un viaggio sentimentale, ma forse da questa mia esperienza verranno fuori altri film”, ha dichiarato il regista.
Una passione, quella per la storia e l’archeologia, che ha sempre contraddistinto la carriera di Scorsese. “Per anni sono stato appassionato delle vicende di Bisanzio, importantissime per comprendere quel periodo in cui si assisteva alla caduta dell’Occidente e all’ascesa dell’Oriente. Ma era un tipo di film che era impossibile farsi finanziare.
Tutto è cambiato con Il Gladiatore. Dopo quel film è diventato molto più facile far accettare ai produttori quel tipo di storie, con quella portata. Per questo ammiro molto Ridley Scott. È riuscito a fare una cosa incredibile, mastodontica. Io, d’altronde, sono sempre stato affascinato dalle grandi epopee, dalle storie enormi, come dimostra la mia passione per Cabiria e per i vecchi kolossal delle origini del cinema”, ha spiegato Scorsese.
Non è un segreto che, dopo Killers of the Flower Moon, Martin Scorsese stia lavorando a due progetti: La vita di Gesù, basato sul romanzo di Shūsaku Endō del 1973, e un biopic sul leggendario cantante Frank Sinatra. Se inizialmente l’intenzione era di girarli consecutivamente entro il 2024, la scorsa settimana Variety ha rivelato che entrambi i progetti sono stati posticipati a data da definirsi. “Non c’è nulla di cui preoccuparsi”, ha rassicurato Scorsese.
“Il film su Sinatra è stato rimandato, mentre sto lavorando a quello su Gesù. Ma non ho alcuna intenzione di abbandonare il cinema, ho ancora alcuni film da realizzare prima del mio addio. Spero che Dio possa darmi la forza per farli. E i soldi” ha scherzato.
Il futuro del cinema secondo Scorsese
Scorsese ha poi risposto ad alcune domande sul futuro del cinema. “Quello che conta è cosa si vuole dire, con quale passione, e se si è in grado di essere costruttivi, anziché distruggere e demolire tutto. Se questo c’è, non ha importanza se avvenga al cinema o su TikTok. Il cinema si sta evolvendo, ma è ancora un medium allo stato infantile.
Cambia in continuazione e non saprei dire in che direzione stia andando adesso: sui tablet o nei visori della realtà virtuale… in futuro magari in un chip da inserire nel cranio. È fantastico essere in sala, ma alla fine quello che determina il successo di un progetto è la passione che ci metti nel raccontare una storia. Qual è il formato giusto per un film oggi? Sei ore? Due? Novecento e C’era una volta in America durano tantissimo. Oggi c’è gente disposta a passare intere giornate sul divano davanti alla tv, ma chissà se avrebbero voglia di passare al cinema la stessa quantità di tempo. È una domanda che bisogna porsi” ha dichiarato Scorsese.
Un passaggio, infine, anche sull’attualità politica e sulle imminenti elezioni presidenziali americane. “Tra qualche settimana capiremo se in America proseguirà questo esperimento chiamato democrazia o se invece ne decreteremo la fine”, ha affermato perentoriamente il regista. “È un momento che non credevo di dover vivere, ma mi riporta indietro ai tempi di Gangs of New York. Come Satyricon di Fellini, quella era una fantascienza al contrario, ma si è rivelata una previsione tristemente azzeccata”.