Paradiso in vendita di Luca Barbareschi è un film dolceamaro, la cui comicità antifrastica avrebbe potuto (e forse dovuto) fare di più.
Luca Barbarschi, attore, regista, sceneggiatore, partecipa in concorso alla diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma con una commedia di costume e politica, dal titolo Paradiso in vendita.
Il film, proiettato in anteprima giovedì 17 ottobre, si basa su una premessa tanto sfacciata quanto grottesca (o forse non poi così tanto): l’Italia, in bancarotta durante la crisi economica, decide di vendere la fittizia isola di Fenicusa alla Francia. L’opera tragicomica, che racconta la sfida eterna tra culture affini e litigiose, di conquistatori conquistati e paesani battaglieri, è stato girato interamente a Filicudi, la suggestiva isola delle Eolie.
Paradiso in Vendita: una potente antifrasi che parte dal titolo…
Anche se già anticipata, ecco qui di seguito la trama ufficiale di Paradiso in vendita: per superare una crisi finanziaria, il governo italiano decide di vendere ai francesi una delle sue isole, Fenicusa, immaginaria terra siciliana.
Per farlo, il governo francese spedisce sull’isola François Alarie (Bruno Todeschini), un affarista senza scrupoli che cercherà di acquisire tutte le proprietà degli isolani a costo di manipolazioni spregevoli. Ma la bellezza, si sa, non si compra, e gli isolani sono tutt’altro che indifesi. In particolar modo la sua sindaca, interpretata da Donatella Finocchiaro.
È davvero così surreale, questa premessa? È il medesimo regista, Luca Barbareschi, ad ammettere che l’idea del film nasce dalla vera crisi economica del 2015, a seguito della quale il governo greco prese in considerazione l’idea di mettere realmente in vendita alcune sue isole per far fronte ai propri debiti.
…ma che si perde nella previdibile banalità della storia
Paradiso in vendita, come detto, parte da una premessa tanto accattivante quanto provocatoria: un’isola italiana che rischia di essere venduta agli investitori francesi. Il protagonista, François Alarie, rappresenta il tipico uomo d’affari spietato, inviato dal governo francese per convincere gli abitanti a cedere le loro proprietà. L’idea è forte e ha tutte le carte in regola per dare il via ad una commedia pungente e d’attualità. Tuttavia, niente di tutto questo avviene.
Il problema principale si nasconde nella sceneggiatura che segue marcatamente la classica e prevedibile struttura in tre atti: inizialmente ogni cosa sembra andare per il meglio, poi la situazione precipita vertiginosamente e infine il tutto si risolve nuovamente con un happy ending smielato e, a tratti, non poi così tanto necessario.
È lo stesso François ad essere una citofonata macchietta del suo personaggio: un businessman duro e intransigente, privo di empatia, che cerca di portare avanti il proprio compito senza scrupoli. Senza alcun tipo di sorpresa, il medesimo affarista finirà ovviamente per affezionarsi all’isola e ai suoi abitanti, incombendo nel classico conflitto tra dovere e sentimento. Infine, in modo poco chiaro e con un espediente finanziario non troppo credibile, si redime, riuscendo così a impedire la vendita dell’isola.
Sebbene ci siano momenti leggeri, buffi e divertenti che strappano qualche sorriso – e seppur in conferenza stampa il film sia stato definito “una commedia come non ne facevano da un po’“ – Paradiso in vendita in verità non si distingue affatto da molte altre commedie italiane del medesimo genere. Su tutte, basti pensare a Benvenuti al sud (2010), a sua volta remake del film francese del 2008 Giù al Nord di Dany Boon.
La trasformazione di François è fin troppo rapida, stereotipata e intuibile, tale da condurre ad una conclusione forzata e sdolcinata, compromettendo quella che poteva essere invece una riflessione più acuta sull’abuso di potere e sull’identità culturale del sud Italia. Una storia senza dubbio interessante, scorrevole e piacevole, che non lascia però spazio a nient’altro. La premessa ambiziosa trova un riscontro solo negli incredibili scorci della meravigliosa Isola di Filicudi e dei suoi abitanti, che si sono prestati alla realizzazione del film.