La serie ACAB è un mix di emozioni che risveglia i sensi e la coscienza

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Marco Giallini in ACAB (Foto: Ufficio stampa Netflix) - Newscinema.it

Disponibile dal 15 gennaio su Netflix, la serie ACAB riprende le suggestioni e il ritmo del film del 2012 e porta la firma di Michele Alhaique. Entrambi i progetti sono basati sull’omonimo romanzo di Carlo Bonini.

La serie ACAB è un mix di emozioni che risveglia i sensi e la coscienza
4.5 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

Quando, nell’ormai lontano 2012, A.C.A.B. – All Cops Are Bastards uscì al cinema, un bel fermento si creò intorno alla pellicola. Dal corpo della polizia al governo, passando per il più variegato pubblico, nessuno rimase indifferente a questa proposta cinematografica che andava a raccontare, con uno sguardo diretto e coraggioso, uno spaccato di società attualissimo.

Uno dei punti di forza del titolo, che resta valido anche per la serie televisiva, è appunto la sua capacità di fotografare una realtà che ci circonda e ci concerne. Una realtà dove si fa fatica a riconoscersi, ma che, purtroppo, non sembra mai abbastanza pronta a cambiare. Per quanto le cose siano nel tempo migliorate – vedi l’ingresso delle donne nel Reparto Mobile del Corpo di Polizia – siamo ancora lontani da un’ideale perfezione.

Ecco allora che progetti come ACAB diventano findamentali nell’ottica di un progresso e di un risveglio delle coscienze. A distanza di ben 13 anni dalla pellicola magistralmente diretta da Stefano Sollima, arriva il turno della serie targata Netflix, sviluppata in 6 episodi e disponibile dal 15 gennaio sulla piattaforma streaming.

ACAB: la trama della nuova serie Netflix

Chiamati a intervenire durante una manifestazione notturna in Val di Susa, gli agenti di polizia del Reparto Mobile di Roma subiscono un duro colpo: il loro leader (interpretato da Fabrizio Nardi) viene gravemente ferito da una bomba carta. Dopo aver agito come il cuore comanda, la squadra rientra nella Capitale, dove dovrà fare i conti con i superiori, ormai avvezzi ma stanchi di dover gestire tutte le conseguenti rogne burocratiche.

Ivano Valenti, in arte Mazinga (Marco Giallini, unico “superstite” del film originale), non teme ripercussioni e tranquillizza i suoi, in particolare Marta (Valentina Bellè) e Salvatore (Pierluigi Gigante), entrambi alle prese con situazioni personali non proprio rosee. Il giorno in cui, però, viene messo a capo della squadra Michele Nobili (Adriano Giannini), tutto cambia. Il nuovo comandante fa infatti parte della cosiddetta polizia riformista, e non sarà facile per lui farsi ascoltare e, soprattutto, rispettare.

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Adriano Giannini in ACAB (Foto: Ufficio stampa Netflix) – Newscinema.it

Grandi emozioni a ritmo crescente

La lezione di Sollima – qui in veste di produttore esecutivo – è evidente sin dalla primissima inquadratura all’interno di un tunnel. Con un ritmo crescente e una musica martellante (opera dei Mokadelic), la narrazione prende subito vita, trascinando e immergendo immediatamente il pubblico dentro le vicende.

La sensazione di essere invischiati, nostro malgrado, nel racconto, fa sì che le emozioni risultino vibranti e potenti. Uno dopo l’altro, gli episodi vanno a comporre un puzzle incredibile, fatto di umanità allo sbando e di situazioni al limite, nelle quali è difficile distinguere giusto o sbagliato.

La vita privata di ogni agente ha un risvolto in quella pubblica, dove permette agli istinti più animaleschi, violenti e brutali di esprimersi, quasi senza freni, forte di una divisa che protegge e nasconde. L’omertà all’interno del gruppo confonde per quel misto di onore e vergogna che la caratterizza. Eppure gli uomini appartenenenti allo stesso gruppo divengono così una famiglia, un concetto per cui rischiare se non addirittura morire.

Come si crea una serie di successo

La necessità di riattualizzare, nel tentativo di raccontare una diversa polizia oltre che una diversa società, ha spinto gli autori di ACAB a realizzare qualcosa di incredibilmente forte ed emozionante. Facendo sempre molto attenzione al punto di vista e sospendendo il giudizio, cos da garantire una storia il più possibile vicina alla realtà, la serie conduce il pubblico a interrogarsi, a discutere e a riflettere su temi scottanti di grande importanza e urgenza.

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Una scena di ACAB (Foto: Ufficio stampa Netflix) – Newscinema.it

La macchina da presa sta addosso ai protagonisti, rendendoli umani e, proprio per questo, fallaci. La bravura dell’intero cast dà modo di giocare con tutta una serie di sfaccettature preziose, dalle quali dipendono empatia, immedesimazione, partecipazione. E, chiaramente, il successo dello show.

Tratta dall’omonimo romanzo di Carlo Bonini, edito in Italia da Giangiacomo Feltrinelli Editore, ACAB è ideata dallo stesso Bonini e da Filippo Gravino (autore anche dello story editing). Entrambi, ne firmano anche la sceneggiatura, insieme a Elisa Dondi, Luca Giordano e Bernardo Pellegrini.

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