Die Hard Un buon giorno per morire, recensione

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Se cuori e cioccolatini non fanno per voi, oggi nel giorno di San Valentino, arriva nelle sale cinematografiche Die Hard – Un buon giorno per morire, la nuova avventura di John McClane ambientata a Mosca e diretta da John Moore, dopo ben 25 anni dal primo capitolo della saga Die Hard – Trappola di Cristallo.

 A GOOD DAY TO DIE HARD

In questo quinto capitolo McClane (Bruce Willis) deve recuperare il figlio Jack (Jai Coutrney) che non vede da molti anni e si ritrova di nuovo a fare i conti con i terroristi a Mosca. Il figlio che lui credeva un deliquente testa calda è diventato una spia della CIA, incaricata di proteggere Komarov, un prigioniero politico tra i fautori della strage nucleare di Chernobyl. Ben presto McClane riesce ad avere un quadro completo della situazione, ritrovandosi costretto a tornare all’azione nonostante l’età avanzata. Chagarin, un corrotto alto funzionario russo, vuole far incriminare senza un giusto processo Yuri Komarov, e così , dopo aver assassinato un tirapiedi di Chagarin, apparentemente per conto dell’avversario, il giovane americano Jack viene arrestato. Quando alcuni terroristi attaccano il tribunale per catturare Komarov, Jack fugge insieme a lui e s’imbatte inaspettatamente in suo padre: John McClane. Alla fine uno di fianco all’altro si lanciano nell’inferno.

A GOOD DAY TO DIE HARDIl regista John Moore si prende una notevole responsabilità nel riportare in vita uno dei personaggi più iconici del cinema d’azione, ormai uomo di mezza età arruginito e investito dai sensi di colpa per l’essere stato un cattivo padre. La struttura narrativa del film ripercorre il solito schema della saga, trovando forza nella classica ricetta di sparatorie, inseguimenti, scontri corpo a corpo e situazioni estreme che tendono all’assurdo. Sangue, esplosioni, fuoco, e un’ infinita scarica di proiettili si susseguono ininterrottamente dall’inizio alla fine del film, senza lasciare nemmeno un minuto alla calma e al silenzio. Un film che si può descrivere come una pura e semplice scarica di adrenalina, in cui lo spettatore non può far altro che divertirsi e lasciarsi coinvolgere dalle surreali acrobazie di automobili, camion, esseri umani e aerei, che volano, esplodono, si incendiano, si feriscono, in un caos totale di suoni, luci e vibrazioni. John McClane non ci delude come sempre e nonostante l’età, ci regala sempre un Bruce Willis al meglio delle sue performance, con quella dose di umorismo che partorisce battute esilaranti che rendono l’azione frizzante e spassosa. La coppia padre e figlio che ricorda un po’ Indiana Jones e padre, è convincente all’interno di una storia che sembra in bilico tra una missione di 007 e un classico Die Hard di vecchio stampo. Nel complesso questo nuovo capitolo della saga non delude, ma diverte e intrattiene esclusivamente con azione e ironia.

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By Letizia Rogolino

Il cinema e la scrittura sono le compagne di viaggio di cui non posso fare a meno. Quando sono in sala, si spengono le luci e il proiettore inizia a girare, sono nella mia dimensione :)! Discepola dell' indimenticabile Nora Ephron, tra i miei registi preferiti posso menzionare Steven Spielberg, Tim Burton, Ferzan Ozpetek, Quentin Tarantino, Hitchcock e Robert Zemeckis. Oltre il cinema, l'altra mia droga? Le serie tv, lo ammetto!

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