Intervista al produttore horror Jason Blum: “La gente ama i film di paura”

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Paranormal Activity

, Insidious, Sinister, The Bay, The Purge. Sono solo alcuni dei titoli prodotti da Jason Blum, padre della Blumhouse Productions e produttore di alcuni dei più significativi film horror degli ultimi dieci anni. Giunto a Roma per incontrare la stampa italiana, Blum ha raccontato alcune interessanti chicche sulla sua incredibile carriera, costellata da grandissimi successi del calibro di Paranormal Activity, costato 15.000 dollari, e capace di incassare 200 milioni di dollari worldwide. Tra gli ultimi film realizzati oltre al sequel di Insidious e al divertente Oculus, un altro incredibile secondo capitolo, Anarchia – La Notte del Giudizio, che sarà al cinema dal 23 luglio distribuito dall’ Universal Pictures. Slegato dal primo capitolo interpretato da Ethan Hawke, Anarchia – La Notte del Giudizio porta la terribile notte del giudizio nelle strade americane. Strade in cui la violenza regna sovrana perché a chiunque è consentito dalla legge di commettere qualsiasi tipo di crimine. Ma Blum, nonostante preferisca il genere horror, è un produttore poliedrico e originale, infatti tra i prossimi progetti in cantiere vedremo il dramma The Normal Heart di Ryan Murphy con Julia Roberts e Mark Ruffalo e la commedia in live action Jem and the Holograms di Jon M. Chu.

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Quali opere vi hanno ispirato per realizzare Anarchia – La Notte del Giudizio?

La nostra più grande ispirazione è stata sicuramente I guerrieri della notte, ma anche film di John Carpenter come 1997: Fuga da New York e Fuga da Los Angeles. 

Quali sono le implicazioni politiche di questo film?

Noi consideriamo questo film un eccitante e divertente action thriller con un messaggio politico. Si tratta di un messaggio sociale che trapela da entrambi i capitoli ed è molto interessante. La gente ha capito il senso del film.  E’ una sorta di racconto basato su una realtà paurosa da vedere in un film, ma terrificante per la società.

Quali sono le principali differenze tra i due capitoli?

Il primo film è ambientato in una casa. Quindi la notte del giudizio si vede, ma non si sperimenta al cento per cento. Mentre questo secondo capitolo, essendo ambientato nelle strade americane, permette di vivere questo orrore in tutta la sua totalità e in prima persona.

Vedremo altri capitoli?

Io spero che il film abbia il giusto successo per permetterci di continuare questa saga. Ho tante storie che adorerei raccontare. Ad esempio vorrei fare un prequel del primo film, in cui analizzare l’origine della notte del giudizio o la storia del gruppo rivoluzionario.

Se la notte del giudizio fosse reale quale crimine commetteresti?

Probabilmente scapperei dagli Stati Uniti la sera prima e verrei qui a Roma.

Come fai a valutare un progetto?

La prima cosa che mi chiedo è se mi piace il progetto. Ho lavorato per i fratelli Weinstein e ho impiegato oltre venti anni per capire la giusta strategia. In linea di massima cerco di produrre qualcosa che piace a me, perché penso che i miei gusti siano simili a quelli della gente. Le persone amano i film di paura.

Prevedi di produrre opere diverse dai film horror in futuro?

Adoro i film horror e prevedo di produrne moltissimi nei prossimi anni. Ma non ho mai avuto problemi a lanciarmi in generi diversi come The Normal Heart, un dramma sull’Aids con Julia Roberts e Mark Ruffalo e Whiplash.

C’è un film che non hai prodotto ma che ti sarebbe piaciuto produrre?

Sicuramente The Conjuring, mi sarebbe piaciuto molto produrlo.

Quali sono le difficoltà di produrre un film?

Produrre film è difficile per ragioni sempre diverse. Una delle sfide più grandi è stata sicuramente realizzare Paranormal Activity 2 perché come per The Blair Witch Project non è mai facile fare sequel di film di genere mockumentary. Inoltre bisogna sempre cooperare con i registi e ce ne è uno con cui è molto difficile lavorare, ma non vi svelerò il suo nome.

Come avete scelto il cast del film?

Il lavoro è stato di stampo più europeo che americano. Non abbiamo scelto il cast sulla base della fama. Ma più che altro sul talento e sulla aderenza al personaggio. Ad esempio in Sinister Ethan Hawke era famoso, ma gli altri del cast non avevano mai lavorato in un film.

Quali sono le differenze tra prodotti a basso budget e prodotti ad alto budget?

E’ un business completamente diverso. I film a basso budget permettono un lavoro veloce, fluido, libero. Le opere ad alto budget, tipo Transformers, implicano il lavoro di migliaia di persone. Un business che non mi interessa e a cui non mi piacerebbe lavorare.

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Che cosa pensi di un terzo Insidious senza la regia di James Wan?

Ho provato a parlare più volte con James Wan, ma è impegnato con la saga di Fast and Furious. Leigh Whannell però ha lavorato intensamente ai primi due film e sono fiducioso nella sua abilità di mantenere intatto il linguaggio del franchise. Inoltre James Wan produrrà il film, quindi ci sono tutti i presupposti per vedere un ottimo terzo capitolo.

Perché hai deciso di produrre un prodotto particolare come Jem and the Holograms?

Stavamo cercando un progetto interessante a basso budget e all’improvviso ci è venuta l’idea di realizzare Jem and the Holograms. E’ una sfida portarlo sul grande schermo con un budget non enorme e mi fido di Jon M. Chu che è un regista interessante e adora Jem and the Holograms. La mia passione è realizzare film horror, ma se trovo un’ idea interessante non vedo perché non provare a realizzarla.

Quale è l’autore horror che ti ha ispirato di più?

Sicuramente Alfred Hitchcock, adoro tutti i suoi film, Rebecca – La prima moglie in primis. E’ un maestro dello spavento ed ha una classe unica.

Cosa pensi della mania di Hollywood di realizzare remake di classici dell’orrore e c’è un film di cui ti piacerebbe produrre un remake?

Adorerei produrre il remake di un film australiano intitolato Lake Mungo. Non ho pregiudizi sul rifare film, non c’è nulla di sacrilego in tutto ciò. E’ un po’ come per i film tratti dai libri, alcuni sono fantastici come Harry Potter ed altri sono terribili. La stessa cosa vale per i remake.

By Carlo Andriani

Segnato da un amore incondizionato per la settima arte, cresciuto a pane e cinema e sopravvissuto ai Festival Internazionali di Venezia, Berlino e Cannes. Sono sufficienti poche parole per classificare il mio lavoro, diviso tra l’attenta redazione di approfondimenti su cinema, tv e musica e interviste a grandi personalità come Robert Downey Jr., Hugh Laurie, Tom Hiddleston e tanti altri.

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