Il regista Paul Thomas Anderson e l’attore Joaquin Phoenix sono venuti a Roma per presentare il nuovo film Vizio di Forma, che sarà nelle sale italiane a partire dal 26 Febbraio 2015 distribuito dalla Warner Bros. Entrambi disponibili e sorridenti, hanno incontrato la stampa italiana per raccontare la nascita dell’idea alla base del film, ispirato all’omonimo romanzo di Thomas Pynchon, e alcune curiosità direttamente dal set.
Phoenix interpreta lo stravagante Doc Sportello, che, alla fine degli anni ’60, esercita il suo lavoro nella Los Angeles degli anni Settanta. Una visita inattesa della sua ex (Katherine Waterston) lo coinvolge in un caso bizzarro che coinvolge ogni sorta di personaggi, surfisti, traffichini, tossici e rocker, uno strozzino assassino, detective della LAPD, un musicista sax tenore che lavora in incognito ed una misteriosa entità conosciuta come Golden Fang, che potrebbe essere solo una manovra per eludere il fisco messa in piedi da alcuni dentisti. “Il protagonista è preso dalla ricerca dell’ex fidanzata. Abbiamo amplificato quanto descritto nel libro. Sportello è confuso dai titoli dei giornali, ha difficoltà ad accettare la situazione e sente di dover fare qualcosa” spiega il regista alla stampa italiana presente, aggiungendo che “Dopo The Master, in cui non c’era alcun ruolo femminile, in questo film ce ne sono tanti e belli. Mi piaceva volto l’idea di un gruppo corale con tanti ruoli femminili. I personaggi devono essere in grado di raccontare la storia. Ho scelto di utilizzare la voce narrante nel film perchè mi permetteva di non mettere da parte o tagliare del materiale”.
Strizzando l’occhio al noir classico, realizzando comunque un film di natura anti-convenzionale, Anderson punta molto sul cast, al centro del quale c’è un Joaquin Phoenix coinvolgente ed estremamente espressivo, accompagnato da talenti come Josh Brolin, Owen Wilson, Reese Witherspoon, e la scoperta Katherine Waterston. Ognuno di loro ha un ruolo ben definito e fondamentale per il ritmo della storia, che, tra malinconia e humour, procede grazie ad una sceneggiatura lineare e una regia abbastanza classica nella forma, ma sperimentale dal punto di vista estetico. “Non volevo fare un film di citazioni e riferimenti, anche perchè il film già presenta una realtà sopra le righe, quindi dovevo girarlo nel modo più classico possibile” ha spiegato Anderson, aggiungendo “In Doc si insinuano la malinconia e la paranoia e molto dipende anche da Joaquin che riesce a fare acrobazie con il viso”.
Phoenix infatti risulta particolarmente adatto al ruolo di Sportello, con quella sua vena al limite tra il folle e lo humour acuto. Parlando del suo approccio con il personaggio ha raccontato: “All’inizio Paul mi ha dato alcune foto e libri di Neil Young come prima fonte di ispirazione. Poi con il costumista abbiamo fatto una serie di prove e mandato avanti un processo organico durato circa due mesi. Sportello è un personaggio misterioso e, per le espressioni, ho preso idee dagli attori dei film e delle serie tv degli anni 60-70“. Ai giornalisti che hanno notato un richiamo al grande Lebowski, l’attore ha risposto di non essersi ispirato a lui, pur essendo fan del film. Ha confermato invece di “mettere sempre dei pezzi di me in ogni personaggio che interpreto” e, dopo aver confermato di non avere il sogno di mettersi alla prova dietro la macchina da presa come molti suoi colleghi, ha ammesso con simpatia: “Vi chiedo scusa per i miei video musicali“. Come per alcuni film precedenti, sia il regista che l’attore hanno dichiarato di essersi documentati sui temi affrontati e i periodi in cui si svolgono le storie. Per Vizio di Forma, in particolare, era opportuno conoscere meglio la cultura hippie e il clima di quegli anni, avvolti dai colori e dalla musica di un certo tipo, ma anche attraversati da una vena di malinconia e dubbia etica morale. “La musica per me è importante soprattutto in un film come questo, dal punto di vista emotivo” ha detto Anderson, mentre Phoenix ha raccontato: “Di solito quando mi preparo ad un film, raccolgo appunti e libri e li consulto, ma poi alla fine del progetto dimentico tutto e il materiale va a finire in una scatola. Come per un esame, conservo libri e appunti che poi, quando li riscopro, non ricordo nemmeno di averli avuti prima“. E, scherzando sul prossimo progetto che lo vede coinvolto nel nuovo film di Woody Allen, ha concluso: “La scatola già esiste e posso solo dirvi che è piena di libri di filosofia al momento”.