Qualcuno volò sul nido del cuculo spegne 40 candeline

Il film Qualcuno volò sul nido del cuculo il 19 novembre spegne ben 40 candeline ricordando la prima volta che fu proiettato al cinema nel lontano 1975, con un’anteprima simultanea avvenuta a Los Angeles e New York alla presenza dell’intero cast. È uno di quei film che per un amante del cinema è doveroso vedere almeno una volta. L’argomento nonostante sia abbastanza complicato, visto che si tratta della vita di alcune persone affette da disturbi mentali e di conseguenza ricoverate negli ospedali psichiatrici, è una di quelle pellicole definite “intramontabili”, tanto da essere inserito al 20° posto nella classifica dei migliori 100 film statunitensi di tutti i tempi.

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Vincitore di ben 5 premi Oscar, come miglior film, miglior regista, miglior attore, miglior attrice e miglior sceneggiatura non originale. Sfiorò anche quello per la miglior colonna sonora con Jack Nitzsche, vinto poi da John Williams per il film Lo Squalo di Steven Spielberg. Questo film diretto da Miloš Forman  per alcuni attori ha rappresentato un vero e proprio trampolino di lancio per la carriera di molti attori come: Danny DeVitoChristopher Lloyd o Brad Dourif. Invece, per quanto riguarda Jack Nicholson, dopo questo film, lavorò 5 anni dopo con Scatman Crothers nel magnifico Shining di Stanley Kubrick. Inizialmente, il ruolo di McMurphy, il delinquente che si finge matto preferendo l’ospedale psichiatrico alla galera, non fu offerto subito a Jack Nicholson, poiché tra i candidati per il ruolo di protagonista, spiccarono nomi del calibro di Marlon Brando e Gene Hackman. Per quanto riguarda il personaggio femminile, Louise Fletcher accettò il ruolo solo una settimana prima che iniziarono le riprese. Del tutto giustificata fu la rinuncia, avvenuta da parte di Ellen Burstyn, la quale nella vita reale dovette occuparsi (paradossalmente) del marito, malato mentalmente. Ad essere complicata non fu solo la tematica, ma anche la preparazione alla quale gli attori dovettero sottoporsi, partecipando a vere e proprie sedute di psicoterapia insieme ai pazienti.

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Qualcuno volò sul nido del cuculo è un romanzo scritto nel 1962 da Ken Kesey, dopo aver vissuto sulla propria pelle un periodo di volontariato che lo segnò particolarmente, all’interno del Veterans Administration Hospital di Palo Alto in California. Il motivo principale che portò l’autore a scrivere questa opera fu quello di far luce circa i metodi utilizzati all’interno di queste strutture ospedaliere, ritenute disumane nei confronti dei pazienti, assumendo un atteggiamento discriminatorio, unito al continuo senso di paura e di aggressività, sfociando inevitabilmente nella vera e propria malattia mentale. Da un anno circa, nei maggiori teatri di tutta Italia sta andando in scena la versione ispirata allo spettacolo di Dale Wasserman, il quale creò uno spettacolo per Broadway dopo aver letto il romanzo di Ken Kesey. Questo spettacolo tutto italiano, vanta una regia d’eccellenza firmata da Alessandro Gassmann e Maurizio de Giovanni. I due artisti, hanno dato vita ad una personalissima versione della storia, a tratti divertente, commovente e ricca di significati, molto amata dal pubblico. Nonostante i personaggi siano gli stessi del film, la vicenda è ambientato in un ospedale psichiatrico italiano, precisamente ad Aversa. Tra le battute più significative è quella detta da Jack Nicholson, che riassume lo stato d’animo di McMurphy:

“E adesso io sarei pazzo per loro solo perché non sto lì tranquillo come un fottutissimo e immobile vegetale, non ha il minimo senso secondo me.. se questo vuol dire essere pazzo, beh allora io sono un rimbambito, toccato.. si, tutto quello che volete!    

Randy P. McMurphy 

By Leila Cimarelli

Il mio amore più grande?! Il cinema. Passione che ho voluto approfondire all’università, conseguendo la laurea magistrale in Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale a Salerno. I miei registi preferiti: Stanley Kubrick, Quentin Tarantino e Mario Monicelli. I film di Ferzan Ozpetek e le serie tv turche sono il mio punto debole.

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