Non è un mistero che la settima arte orientale sia diversa dal cinema statunitense. I tempi di scrittura come le scelte di regia si prestano a suggestioni di stampo visivo-mistico antitetiche ai blockbuster americani. Una tradizione rotta da The Great Wall, il kolossal di Zhang Yimou girato tra USA e Cina con il mastodontico budget di 150 milioni di dollari.
Interpretato da Matt Damon, Willem Dafoe e Pedro Pascal, The Great Wall racconta l’avventurosa storia di William (Matt Damon) e Tovar (Pedro Pascal), due mercenari disposti a tutto per conquistare la polvere da sparo. Arrivati in Cina, gli anti-eroi vengono costretti dall’esercito di Lin Mae (Tian Jing) a combattere migliaia di creature aliene in procinto di distruggere il genere umano. Una piaga che neanche la Grande Muraglia Cinese riesce più a contenere…
Un kolossal sui generis
Innumerevoli film vengono accantonati dagli studios perché troppo costosi o difficili da realizzare. The Great Wall, sulla carta, rientra tra i kolossal improbabili, opere mastodontiche che non ci saremmo aspettati di vedere sul grande schermo.
Matt Damon sfida migliaia di famelici alieni durante la costruzione della Grande Muraglia Cinese. Sono sufficienti poche parole per pensare a uno dei fake trailer di Funny or Die. Eppure The Great Wall, con un budget di 150 milioni di dollari, sei mesi di riprese e un cast internazionale, è uno dei kolossal più ambiziosi della storia del cinema.
Diretto da Zhang Yimou, l’autore di cult come Lanterne rosse, Hero, La foresta dei pugnali volanti e La città proibita, e interpretato da Matt Damon (l’iconico Jason Bourne dei quattro capitoli di The Bourne Identity), The Great Wall è un blockbuster improbabile e divertente.
Un cult visivo
Dimenticate le trame strutturate nel dettaglio e le sceneggiature pungenti perché The Great Wall non va oltre la straordinaria potenza delle immagini. “Hai mai visto una cosa del genere”, afferma l’eroe di Matt Damon in The Great Wall, un disaster movie che, tra mostri alieni, palle di fuoco, mongolfiere anti-gravità e bungee jumping mortali, gioca con lo spettatore dal primo all’ultimo minuto.
La telecamera di Yimou si muove suadente tra i guerrieri, inglobati in un action atipico che toglie il fiato tra humour e follia. Un circo di colori in cui i soldati cinesi ricordano i Power Rangers e la costruzione della Grande Muraglia Cinese è solo un pretesto per raccontare l’epica battaglia contro delle creature ricalcate da Alien. Lo script, firmato da Carlo Bernard, Doug Miro e Tony Gilroy e ideato da maestri del calibro di Max Brooks ed Edward Zwick, è un semplice optional. Una fragilità che, tra l’ironia debole e la storyline poco a fuoco, limita la riuscita dell’opera di Yimou.
Distrutto dalla critica ma accolto da un notevole successo di pubblico (oltre 270 milioni di dollari incassati worldwide), The Great Wall è la sintesi del cinema-giocattolo. Un videogame da vedere con il cervello staccato e il desiderio di entertainment senza pretese.