David Lynch alla Festa del Cinema di Roma 2017: “La depressione uccide la creatività”

Dopo Xavier Dolan, Ian McKellen, Christoph Waltz e Jake Gyllenhaal, la dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma ha ospitato il talento, unico e irripetibile, del maestro della settima arte David Lynch. Una chiusura che ha innalzato la spettacolarità della kermesse romana con una lunga intervista al maestro dell’inconscio, un autore enigmatico come i suoi film: “Se è inconscio, non lo sai”, ha dichiarato la mente dietro Mulholland Drive e Twin Peaks.

Il regista che, dopo la terza stagione dello show di Laura Palmer, ha rimesso nel cassetto la creatività per seguire la meditazione trascendentale: “Mi tiro fuori dall’orrore attraverso la meditazione trascendentale. L’importante è che ogni elemento sia fedele all’idea iniziale. I miei modelli sono Franz Kafka e Jacques Tati ma accolgo le idee come dei regali di Natale”.

david lynch
Una sequenza di Mulholland Drive

La metamorfosi è una delle pellicole incompiute di Lynch che, dal genio di Kafka, ha tratto la visione ossessiva del mondo: “Ho scritto la sceneggiatura molti anni fa. Credo che la bellezza di Kafka sia nelle sue parole. Quando ho finito lo script ho deciso di lasciarlo nella sua dimensione originale”. Tra i tanti progetti lasciati a metà dal regista di Velluto blu c’è anche l’iconico Star Wars: “Non mi sono pentito di non aver diretto Star Wars. Ho amato lavorare in ognuno dei miei film tranne Dune“. Tra le caratteristiche principali del cinema lynchiano c’è la smisurata attenzione agli attori, divenuti delle maschere di genere: “C’è uno script e l’attore ha delle battute da interpretare. Durante le prove è possibile vedere le diverse sfumature dell’interpretazione. Tra i talenti più innocenti e naturali di sempre c’è Harry Dean. Nessuno è riuscito a fare quello che ha fatto. Era un essere umano fantastico e naturale”.

Ma quale è la differenza tra cinema e serie tv? “L’arte del cinema sta sparendo. I film non rappresentano un percorso. La tv via cavo consente una continuità della storia. Amo Mad Men e Breaking Bad!”. Nonostante molti dei suoi film abbiano una sfumatura gotica, in primis lo straordinario Strade perdute, David Lynch è un fautore della positività come punto di forza della creatività. L’esatto opposto dell’artista maledetto che crea incanalando il dolore: “È fondamentale abbandonare la depressione perché uccide la creatività. La meditazione trascendentale ha trasformato il mio processo creativo. L’artista che soffre è una idea romantica perché la sofferenza non è necessaria. Capire la sofferenza è fondamentale! Tante persone sono depresse e non riescono a fare il loro lavoro. Le persone devono essere felici ed energetiche. Il segreto di trascendere le emozioni è rendere il nostro lavoro gioioso”.

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Una sequenza di Twin Peaks

Un altro punto di forza dei suoi film è la musica che, dalle celebre sigla di Angelo Badalamenti all’iconica Blue Velvet, ha reso unica la sua filmografia: “Prendo tante idee dalla musica. Lo script di Blue Velvet è nato ascoltando la musica. Lo script di Strade perdute è nato attraverso David Bowie. La musica è fondamentale per incanalare le emozioni, le immagini e le idee”.

Lontano dal cinema dal 2006, David Lynch ha scritto e diretto la terza stagione di Twin Peaks. L’opera che i fan del regista di Eraserhead e The Elephant Man si augurano consacri la nuova fase creativa del genio cinematografico: “La terza stagione di Twin Peaks è stata, in qualche modo, una specie di reboot. Non ho nessun progetto in partenza. Il business dei film è basato sui soldi ma io faccio solo quello che amo”.

By Carlo Andriani

Segnato da un amore incondizionato per la settima arte, cresciuto a pane e cinema e sopravvissuto ai Festival Internazionali di Venezia, Berlino e Cannes. Sono sufficienti poche parole per classificare il mio lavoro, diviso tra l’attenta redazione di approfondimenti su cinema, tv e musica e interviste a grandi personalità come Robert Downey Jr., Hugh Laurie, Tom Hiddleston e tanti altri.

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