Londra, giorni nostri. Esti (Rachel McAdams) e Ronit (Rachel Weisz) sono due donne nate e cresciute nella comunità ebraica ortodossa londinese, e all’interno di un triangolo emotivo molto forte che lega da sempre entrambe all’amico comune Dovid (Alessandro Nivola). Le due donne hanno però perseguito due strade completamente diverse; e se Enit, fragile e bisognosa di conferme, ha scelto infine di sposare Dovid, Ronit, indipendente e anticonformista, ha invece cercato e trovato il successo come fotografa nella libera e lontana New York. Dopo molti anni, però, in occasione della morte del padre di Ronit, osannato rabbino e figura di riferimento della comunità ebraica, le due donne si ritroveranno. E l’occasione di ricongiungimento si dimostrerà inevitabilmente galeotta, costringendole a ritrovare e fare nuovamente i conti con quel sentimento e quel legame messi forzatamente a tacere anni addietro, per sfuggire al giudizio di una comunità profondamente bigotta, ancorata e sottomessa a rigide ‘regole morali’.
Sebastian Lelio, apprezzato regista di Gloria e Una donna fantastica (Premio Oscar come Miglior Film Straniero nel 2018), adatta per il grande schermo Disobedience, basato sull’omonimo romanzo di Naomi Alderman. L’opera del regista cileno costruisce una sorta di thriller dei sentimenti, alimentando un’atmosfera emotiva sospesa e dalla doppia anima, contesa tra passione e giudizio, voglia di libertà e coercizione sociale. Disobedience segue infatti, all’interno di una realtà fortemente imbrigliata nei diktat comunitari e religiosi di riferimento, l’afflato di due donne legate da un sentimento irrinunciabile che si scontra a più riprese, e a distanza di anni, con il rigoroso contesto sociale.
Nonostante la bravura e l’alchimia delle due protagoniste, e la riproduzione affascinante di una coinvolgente suspense emotiva, Disobedience si perde però nelle molte tematiche che mette in campo: l’amore represso, il legame con una figura di padre ingombrante, la vocazione al proprio credo, la dipendenza e voglia di libertà che si scontrano nell’economia dei legami messi in campo. Troppe riflessione e troppe strade narrative che stentano a convergere verso un obiettivo comune e che in qualche modo ‘deragliano’ il film impedendo un coinvolgimento profondo alla storia. Una confezione affascinante che paga dunque lo scotto di una struttura narrativa non altrettanto funzionale.