Il suo nuovo Babylon ha polarizzato pubblico e critica, ma non si può negare la capacità di Damien Chazelle di far parlare di sé grazie al suo stile unico e audace ispirato alla Hollywood classica. Ecco dieci film consigliati direttamente da lui.
Pochi registi sono così affascinati dal processo creativo e dalle vite degli artisti come Damien Chazelle, autore del nuovissimo Babylon.
Il giovane film-maker, esploso con Whiplash, nel corso degli anni ha parlato spesso dei film che hanno influenzato la sua visione del cinema. Ecco, quindi, dieci titoli da non perdere secondo il regista di La La Land.
America Oggi (1993)
America oggi (Short Cuts) è un film del 1993 diretto da Robert Altman, vincitore del Leone d’Oro al miglior film alla 50esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ex aequo con Tre colori – Film Blu di Krzysztof Kieslowski.
Altman amplia, intreccia e mescola le storie dello scrittore statunitense Raymond Carver dando vita a un complesso affresco e un’altalena di toni ed emozioni che hanno per sfondo una brulicante ed a tratti opprimente Los Angeles d’inizio anni novanta.
Los Angeles Plays Itself (2003)
Un film a metà tra il documentario e il video-saggio che esamina il modo in cui la città di Los Angeles è stata rappresentata nel cinema e nella televisione. Utilizzando clip di dozzine di film diversi, il regista Thom Andersen contrappone la location cinematografica di The Big Sleep, Rebel Without e Cause e Clueless con la città reale in cui è cresciuto.
La mia notte con Maud (1969)
Presentato in concorso al 22esimo Festival di Cannes e nominato all’Oscar al miglior film straniero, La mia notte con Maud è il terzo capitolo (nell’ordine della serie, ma il quarto in ordine cronologico) del ciclo dei Sei racconti morali (Six contes moraux) diretti dal maestro francese Éric Rohmer, uno dei maggiori esponenti della Nouvelle Vague.
Le Vampire (1945)
Una geniale analisi proto-noir del vampiro come archetipo biologico. Sorretto da un’elegante colonna sonora di Duke Ellington (grande passione dello stesso Chazelle, fine appassionato di jazz), il film di Jean Painlevé è un’allegoria allegramente morbosa del nazismo.
Ménilmontant (1926)
Ménilmontant
è un cortometraggio muto diretto da Dimitri Kirsanoff, regista franco-russo. Oscuro e sperimentale, è composto da una serie di scene riguardanti due sorelle, Lena (Nadia Sibirskaïa) e Paula (Yolande Beaulieu), che rimangono sole dopo che i loro genitori vengono assassinati.
Le due lottano per venire a patti con la loro perdita e trovare il proprio posto nel mondo.
Comment je me suis disputé… ma vie sexuelle (1996)
Diretto da Arnaud Desplechin, il film segue un giovane laureato (Mathieu Amalric) attraverso una serie di relazioni, entrano nella testa dei suoi partner e di altri personaggi mentre cercano il significato profondo del loro amore. Lo stile narrativo assolutamente innovativo e anti-convenzionale ha spinto alcuni critici a definirlo un piccolo esempio della post-Nouvelle Vague.
L’Umanità (1992)
Un poliziotto, Pharaon De Winter, indaga sullo stupro e omicidio di una bambina di 11 anni, avvenuto nelle campagne del Nord della Francia. All’indagine si sovrappone la difficile relazione con la vicina di casa, Domino, fidanzata con il suo amico Joseph e di cui Pharaon è segretamente innamorato.
Il film, famoso per il finale enigmatico e sorprendente, ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria ed entrambi i premi per l’interpretazione al 52esimo Festival di Cannes.
The Eclipse (2009)
Diretto dal drammaturgo e regista irlandese Conor McPherson, che di recente ha co-scritto l’adattamento di Artemis Fowl del 2020, il film è una meditazione sulla perdita, tenuta insieme dalle sue performance sfumate e da una suggestiva ambientazione in una piccola città irlandese. Chazelle e Hinds, protagonista del film, si sono ritrovati sul set di First Man nove anni dopo.
Il Grande Inganno (1990)
Il grande inganno
(The Two Jakes) è l’ultimo lavoro dietro la macchina da presa di Jack Nicholson, nonché sequel del celeberrimo Chinatown del 1974.
Il film non è stato un successo al botteghino e ha ricevuto recensioni contrastanti, ma ha trovato maggior successo nel mercato home media, dove si è ritagliato una piccola fetta di appassionati (tra cui Damien Chazelle).
A tempo pieno (2001)
Diretto da Laurent Cantet, questo neo-noir francese si ispira liberamente al caso del criminale Jean-Claude Romand. Dpo essere stato licenziato, Jean-Claude si creò una vita segreta parallela, tragicamente conclusasi nel 1993, dopo 18 anni di menzogne.