Il 6 giugno arriva nelle sale italiane il nuovo film di M.Nighy Shyamalan, After Earth. Dopo E venne il giorno e L’Ultimo Dominatore dell’aria, il regista di origine indiana porta sul grande schermo una storia scritta e ideata da Will Smith che, insieme al figlio Jaden, è anche il protagonista del film. Dopo La Ricerca della Felicità, padre e figlio tornano a lavorare insieme per raccontare una storia di fantascienza ambientata 1000 anni dopo la fine della Terra, devastata da un cataclisma che ha reso impossibile la presenza degli esseri umani.
L’ambiente terrestre, a partire dal XXI secolo, si è fatto sempre più inospitale, con frequenti terremoti di forte intensità, violente collisioni fra i continenti generati dai continui spostamenti delle placche terrestri, l’acqua è diventata scarsa e poco potabile, e quindi gli abitanti della Terra hanno dovuto allontanarsi dal loro pianeta e i sopravvissuti hanno iniziato una nuova vita a Nova Prime. In viaggio nel profondo Universo a bordo di una nave spaziale, il Primo Comandante degli United Ranger Corps Cypher Raige, è costretto ad ordinare un atterraggio di fortuna e ha portato con sè anche il figlio Kitai. Nell’impatto con il suolo, la navicella rimane irrimediabilmente distrutta e Cypher e Kitai sono gli unici sopravvissuti. Il primo, seriamente ferito, può contare solo sul figlio per recuperare il trasmettitore d’emergenza rimasto nella coda del relitto, a 100 km di distanza da dove si trovano loro. Kitai dovrà contare solo su se stesso, muovendosi in un territorio a lui sconosciuto, tra strane specie di animali e minacciato da una creatura aliena detta Ursa che anni prima aveva ucciso la sorella maggiore.
In un’atmosfera estremamente futuristica la sfera emotiva e i sentimenti che legano gli esseri umani rimangono sempre gli stessi e, in particolare, in questo film è centrale il rapporto padre-figlio, vero motore della storia e spunto di riflessione principale della sceneggiatura, curata da Gary Whitta e lo stesso Shyamalan. Will e Jaden Smith non si sforzano molto per interpretare i loro rispettivi personaggi, tuttavia convincono entrambi per la loro performance, soprattutto il giovane Jaden che riesce a tenere in piedi l’intero film come vero protagonista della difficile impresa, che lo mette a dura prova sia fisicamente che emotivamente. Il giovane Kitai sogna di seguire le orme di un padre rigido, coraggioso e poco affettuoso, ligio al suo ruolo di responsabilità all’interno della società di Nova Prime. Si impegna duramente per diventare un ranger, ma viene sempre congedato senza successo, e il rapporto con Cypher è avvolto nell’ombra del dolore e della tragedia per la morte della sorella maggiore, di cui entrambi si sentono responsabili, incolpandosi l’un l’altro. L’avventura che Kitai si ritrova ad intraprendere è una vera missione, non solo di vita o di morte, ma una vera occasione per ritrovare l’approvazione e la stima del padre. Il film, nella prima metà, stenta a decollare e il ritmo è rallentato da dialoghi deboli e un susseguirsi di scene scollegate tra loro.
Lo spettatore riesce a sentirsi più coinvolto solo nella seconda parte, con la partenza di Kitai verso l’ignoto per riuscire in un’impresa che sembra quasi impossibile. Il soggetto è interessante e ci sono buoni spunti alla base di una storia che riporta sul grande schermo uno stile di fantascienza più meditata, riflessiva e interna, ma forse proprio la mancanza di una maggiore dose di action rende il film appena sufficiente e poco coinvolgente. Shyamalan sembra lasciarsi cullare ancora una volta dalla sua crisi creativa, che lo porta a realizzare film lontani dai successi della prima fase della sua carriera come Il Sesto Senso, Signs o Unbreakable. Cercando di mettere nello stesso calderone la tematica ambientale, le difficoltà di una relazione familiare e il fascino della fantascienza, il risultato non è quello sperato ma solo un film con notevoli effetti visivi e un potenziale male interpretato.
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