Apollo 13 | 25 anni fa usciva il film con Tom Hanks

Hollywood ama lo spazio. Disseminate di pericoli, imprevisti, talvolta fallimentari, le missioni degli astronauti diventano parabole di ambizione, affermazione o sconfitta, un modo per guardare alla supremazia americana con orgoglio o, perché no, scetticismo.

Il 30 giugno 1995, in un periodo dell’anno inconsueto per una produzione di quelle proporzioni, usciva nelle sale americane Apollo 13, il film diretto da Ron Howard che avrebbe fatto scorrere nuova linfa nel genere. Con oltre 350 milioni di dollari incassati nel mondo, si rivelò un successo di pubblico e di critica, complice anche la presenza nel ruolo principale di Tom Hanks che, reduce da due Oscar consecutivi per Philadelphia e Forrest Gump nei due anni precedenti, puntava ad un’incredibile tripletta (in realtà non ottenne la nomination).

Leggi anche: Un amico straordinario, la recensione del film con Tom Hanks

Apollo 13 | La Storia dietro alla storia

A un anno di distanza dall’allunaggio di Neil Armstrong a bordo dell’Apollo 11, il comandante Jim Lovell, insieme ai due uomini del suo equipaggio, lascia il suolo terrestre per far rotta sulla luna. Dopo pochi giorni, un incidente alla navicella compromette irrimediabilmente la missione, costringendo i tre uomini ad un rientro anticipato: mentre il centro di comando NASA si impegna nella ricerca di una soluzione che possa garantire la loro sopravvivenza, far ritorno alla base si rivela più complesso del previsto.

Perché vale la pena di vedere e rivedere Apollo 13? Beh, le motivazioni sono numerose. Innanzitutto la Storia, quella con la S maiuscola. Un evento drammatico e avventuroso di questa portata, peraltro realmente accaduto, offre lo spazio per una ricostruzione fedele, quasi priva di manipolazioni, arricchita di filmati televisivi originali e dialoghi – quelli tra l’equipaggio in orbita e il centro di controllo – registrati e riproposti integralmente.

Apollo 13 | «Houston, abbiamo un problema»

Non va poi sottovalutato il ruolo del montaggio, uno dei due Oscar ottenuti su 9 nominations, che supporta il lavoro del regista in modo magistrale. Nonostante l’utilizzo di effetti speciali e attrezzature ufficiali NASA in grado di riprodurre l’effetto dell’assenza di peso, Apollo 13 costruisce un approccio visivo ancora molto legato ai movimenti di macchina da presa, ai campi d’inquadratura, alla modulazione delle luci, tutti tasselli di una chiave rappresentativa definita e riconoscibile, non asservita completamente alle scorciatoie dei visual effects.

Infine, l’impatto emotivo. Che si veda come una sconfitta o una vittoria, Apollo 13 è una grande epica di ambizione, sentimenti e traguardi. La forza di delineare personaggi che non diventano mai stereotipi, ma al contrario sentono la responsabilità di mostrare umanità e debolezze, è la pennellata più convincente di un grande affresco della storia americana, capace di fondere celebrazione, senso di appartenenza e profondo rispetto della fallibilità umana. Non è certo un caso che la battuta più famosa del film sia l’ormai proverbiale «Houston, abbiamo un problema».

Leggi anche: Venezia 76, Ad Astra: Brad Pitt nello spazio profondo