E’ difficile non pensare alle scimmie spaesate e curiose intorno all’oscuro monolito in 2001 Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick, quando Amy Adams e Jeremy Renner guardano con emozione e timore l’astronave di Arrival, il nuovo film di Denis Villeneuve presentato in anteprima al Festival di Venezia 2016.
Dopo aver conquistato pubblico e critica con Sicario, il regista presenta un thriller di fantascienza in cui un’ esperta linguista di nome Louise Banks viene coinvolta nella codificazione di un linguaggio alieno per evitare una guerra globale di immani proporzioni. Misteriosi oggetti appaiono in cielo e restano immobili in alcuni punti del pianeta Terra, senza un’ apparente motivazione. E’ necessario trovare un modo per comunicare con le creature che vivono all’interno di queste strutture e comprendere il destino della razza umana e del mondo.
Amy Adams, 100 mondi in un personaggio
Louise è una donna che ha vissuto la tragedia della perdita in seguito alla morte prematura della sua unica figlia e sembra possedere una particolare sensibilità e consapevolezza quando si avvicina ad una realtà avvolta nell’inquietudine dell’ignoto. E’ lei il cuore pulsante del film anche grazie all’intensa interpretazione della Adams che riesce a racchiudere “100 mondi nel suo personaggio” come ha sottolineato il regista. La telecamera si arrende a numerosi primi piani ravvicinati dell’attrice per mettere al centro il sentire dei protagonisti, mentre la fantascienza diventa uno sfondo evocativo e sfumato. “Denis mi ha detto che quando recito si vede cosa penso” ha detto la Adams chiarendo il motivo per cui è stata scelta per questo film.
Una fantascienza umana ed emotivamente travolgente
Eric Heisserer
firma una sceneggiatura lineare ed attenta ispirata al racconto Story of Your Life di Ted Chiang, che si dilunga troppo nella parte iniziale, rendendo l’incipit un po’ statico. Ma poi il film trova la sua strada, procedendo sul sentiero nuovo ed inesplorato di una fantascienza profondamente umana che emoziona e tiene con il fiato sospeso. Villeneuve gioca sulle attese, con inquadrature ampie e sinuose, paesaggi poetici ed affascinanti e una maternità sussurrata che utilizza per comprendere l’essere umano con le sue paure, i suoi dubbi e i sentimenti più semplici. Conoscendo l’altro spesso si scoprono le basi del proprio essere. Il nuovo linguaggio che Louise deve imparare non serve tanto a studiare gli alieni, quanto ad analizzare la natura complessa dell’uomo sempre pronto per scopi bellicosi e restìo a fidarsi del diverso. L’estetica composta da forme geometriche e dal contrasto tra luoghi ampi e ambienti claustrofobici culla il personaggio di Amy Adams, una protagonista che il regista descrive nei minimi dettagli, permettendo al pubblico di immedesimarsi e vivere la sua esperienza surreale e nello stesso tempo tremendamente terrena.
Arrival sarà nelle sale italiane il 24 Novembre 2016, non perdetelo.