Berlinale 75, Hot milk: quando traumi inguaribili si fondono a tensioni sessuali

Hot milk alla Berlinale 75
Hot milk alla Berlinale 75 (Foto: Ufficio stampa) - Newscinema.it

Diviso tra dramma familiare e storia d’amore, Hot milk prova ad affrontare il tema della responsabilità in varie declinazioni. Delicato ma anche sessualmente intenso ci porta in un viaggio fatto di rapporti virtuosi su uno scenario spagnolo favoloso.

Hot Milk
3 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

In concorso alla 75esima edizione della Berlinale è sbarcato dall’Inghilterra Hot milk. Diretto e sceneggiato da Rebecca Lenkiewicz, il film ritrae rapporti nocivi tra genitori e figli, di quelli che s’incancreniscono via via fino all’irreparabile. Molte sono anche le sequenze peccaminose, messe in scena divinamente dalla coppia di protagoniste Emma Mackey e Vicky Krieps.

Complesso e in parte profondamente stratificato, Hot milk elabora questo genere di relazioni viscerali in modo del tutto tenebroso e fermamente drammatico. Ma se alla base il suo istinto primario è quello della sventura, non si dimentica di intervallare qua e là vivaci parentesi d’ironia. Scritto senza dubbio da una mano arguta disegna un quadro dannoso su uno scenario suggestivo.

La mamma è sempre la mamma

Il film si apre con Sofia alias Emma Mackey (l’ormai iconica Maeve di Sex Education) e la madre Rose interpretata da Fiona Shaw, coppia legata oltre che dalla parentela anche da una sorta di responsabilità dovuta. Nella storia che Hot milk ci racconta, Rose è immobilizzata su una sedia a rotelle causa un problema alle gambe non subito palesato. Ben prima della conclusione dei 92 minuti di durata, capiremo però che Sofia sente questa subordinazione come una pressa che la sta schiacciando.

Vicky Krieps in conferenza stampa alla Berlinale 75
Vicky Krieps in conferenza stampa alla Berlinale 75 (Foto: Ufficio stampa) – Newscinema.it

La mamma è sempre la mamma dice il proverbio ma non per questo si può e si deve sopportare ogni cosa. Ecco infatti che il climax di sopportazione dettato da una convivenza forzata, porterà passo dopo passo a tensioni sempre meno celate. L’inversione di ruoli che sovverte ogni rapporto genitoriale, a un certo punto della vita, qui si fa decisamente intenso e assillante. Accudire i propri cari può diventare fastidioso quando la situazione si fa opprimente.

Il terzo incomodo smuove gli ormoni

Se la situazione non fosse già abbastanza complicata da gestire, arriva in auto Ingrid (Vicky Krieps) a creare scompiglio. Un po’ per caso un po’ per insistenza, non passa molto prima che in Sofia nasca un’ossessione nei confronti di Ingrid.

Non è difficile comprendere cosa Sofia veda nella nuova arrivata. Oltre a un’istintiva attrazione sessuale, Ingrid è l’evasione, il punto di rottura per la sua situazione, la ragazza senza regole che le dà possibilità di vestire i panni di donna oltre che di figlia. Ma presto questa vena sentimentale che per Sofia ha il sapore di un rapporto romantico, si trasformerà in qualcosa di illusorio. Comportamenti promiscui e approcci altalenanti diventeranno lo scenario che Sofia non potrà più sopportare.

Di certo Hot milk non si vergogna, e anzi forse un po’ ci gioca anche su, mostrando appena può scene di amore saffico tra le due ragazze. Che sia al mare sotto al sole o di notte al chiaro di luna, le due alimentano il legame fisico e mentale ma Ingrid pare decisamente su un altro binario. Ecco dunque che questo mix di cattive influenze, per Sofia diventa un cocktail difficile da mandar giù. Da una parte la madre, sempre più arrogante e “viziata”, dall’altra Ingrid che da valvola di sfogo è ora un ulteriore stress.

Fiona Shaw alla Berlinale 75
Fiona Shaw alla Berlinale 75 (Foto: Ufficio stampa) – Newscinema.it

Hot milk: la volontà è tutto

Intelligente seppur a tratti poco coeso, Hot milk raggiunge il suo obiettivo toccando profonde tematiche, che però non  riesce ad approfondire nel modo giusto. Dalla malattia alla cura, dalla depressione alla tutela di chi assiste i propri cari, è chiaro l’intento di rappresentare il totale rapporto di dipendenza.

Ed è questo che il film sceglie di fare anche sul finale, cercando di sovvertire in maniera drastica e secca uno scenario ormai ingestibile. Lo fa lasciando apertissimo l’immaginario dello spettatore e optando dunque per il coraggio sia nella protagonista che nella perfetta chiusura della scena.

Un film denso, strutturato, ma anche sospeso per certi versi tra la spensieratezza dell’infatuazione e la secca morsa della realtà. Pronto a far parlare di sé su diversi fronti, arriverà dopo l’anteprima mondiale di Berlino, nel catalogo di Mubi.

By Lorenzo Usai

Contraddistinto da una passione cinefila quasi maniacale, cresciuta in me come una vocazione, cerco ogni giorno che passa di scoprire sempre di più, farmi esperienza, parlare e scrivere di questo magico mondo. Fin da piccolo sono sempre rimasto incantato dal cinema, la sala, l’enorme schermo davanti a me e tutte le storie che mi portano dentro ad infiniti mondi, vivendo esperienze come in prima persona. Insomma i film emozionano, insegnano, confortano, incoraggiano, divertono, sono una potenza reale e concreta, per me non sono un passatempo ma un vero stile di vita.

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