Blair Witch recensione: sequel, remake o un semplice esperimento poco riuscito?

Sembra ieri quando ci si riuniva a casa di amici con patatine e Coca Cola per vivere il brivido di The Blair Witch Project –  Il Mistero della Strega di Blair, un film horror low budget che aveva sdoganato il genere del mockumentary che poi si è diffuso senza sosta con Paranormal Activity, The Visit e altri. Sono passati 17 anni da quell’esperimento di Daniel Myrick ed Eduardo Sanchez che si è rivelato un successo al box office, e il 21 Settembre arriva nelle sale italiane Blair Witch, un sequel diretto da Adam Wingard che potrebbe essere scambiato per un remake.

Il mokumentary è passato di moda?

Ossessionato dalle leggende metropolitane che ruotano intorno ad una foresta del Maryland in cui sarebbero scomparse diverse persone, James vuole ritrovare la sorella che faceva parte del gruppo di vittime del primo film. Sono passati vent’anni da quei tristi fatti collegati alla misteriosa strega di Blair, ma il protagonista di questa nuova avventura da brivido è determinato a scoprire la verità, per quanto brutale ed inquietante possa essere. Una trama molto semplice che non si allontana molto dal film precedente, ma questo non è il principale difetto del film. Quello che nel 1999 poteva sembrare innovativo e rivoluzionario nel campo del cinema horror, oggi cade inevitabilmente nella rete del già visto, rendendo la sceneggiatura piatta e poco coinvolgente. La prima parte rallenta almeno fino a metà film, annoiando lo spettatore con ipotesi e supposizioni di quello che potrebbe succedere, ma l’azione inizia troppo tardi, salvando tuttavia una seconda parte più dinamica e ricca di suspance.

Una scena dal film Blair Witch
Una scena dal film Blair Witch

Un sequel debole e sconnesso

Il regista non sperimenta e non cerca una nuova chiave di lettura di The Blair Witch Project, ma forse in questo caso presentare una nuova visione del prodotto originale era fortemente consigliato per non rischiare di fare semplicemente una copia conforme di un cult del genere, ambientandolo in un’epoca più moderna con le nuove tecnologie come il drone, che non viene utilizzato tuttavia in un modo fondamentale. Le telecamere a mano e montate su diversi dispositivi che i personaggi indossano continuamente durante la loro avventura creano l’effetto del finto documentario proprio del mokumentary, ma il montaggio non è curato e, dopo la prima mezz’ora di film, lo spettatore rischia di essere preda di un fastidioso mal di testa per una serie di inquadrature sconnesse, tronche e poco funzionali alla storia. Girato prevalentemente in soggettiva, Blair Witch mantiene sicuramente lo stile amatoriale da found footage che ha preso sempre più piede negli ultimi anni, ma non spaventa e gli unici salti sulla poltrona sono per alcuni piani stretti riusciti che non fanno prevedere il prossimo futuro, accompagnati da effetti sonori che cavalcano l’effetto sorpresa.

Blair Witch, il sequel di The Blair Witch Project
Blair Witch, il sequel di The Blair Witch Project

Un film horror con un certo realismo che omaggia il primo film, ma non riesce a replicarne l’effetto finale anche per un cast giovane poco convincente e grezzo, che rende alcune scene strazianti ed inquietanti semplicemente ridicole. C’era davvero bisogno di replicare un esperimento riuscito e finito quasi vent’anni dopo? Forse no.

TRAILER BLAIR WITCH