Il mito e il mistero che ruota intorno alla figura dell’affascinante Marilyn Monroe torna a splendere nel film Blonde dal 23 settembre su Netflix. A sessant’anni dalla sua morte, avvenuta il 5 agosto 1962, vedranno i capelli biondi e il sorriso smagliante – sfoggiato anche quando si sentiva morire dentro – tornare a splendere sul volto dell’attrice spagnola Ana De Armas.
Diretta dal regista e sceneggiatore Andrew Dominik, già dal teaser trailer, è possibile intuire quanto si sia scavato a fondo nella personalità tormentata dell’affascinante attrice americana.
Cliccate qui per leggere l’articolo originale pubblicato sul blog di Netflix.
L’intramontabile mito di Marilyn Monroe
Norma Jeane Mortenson, nota al grande pubblico con lo pseudonimo di Marilyn Monroe, etichettata come la bionda svampita, aveva un mondo dentro di sé. Considerata icona di bellezza, moda e semplicità, era anche attrice, cantante, modella e produttrice cinematografica. Tantissime qualità professionali oscurate il più delle volte, dalla sua apparente superficialità e voglia di vivere sopra le righe.
Marilyn era una donna che apparentemente aveva il mondo ai suoi piedi, ma fuori dalle luci dello spettacolo, ogni giorno doveva fare i conti con i suoi demoni interiori. Le continue delusioni in campo affettivo, le storie tormentate con i membri della famiglia Kennedy e una dipendenza da alcol e anti depressivi, hanno contribuito a rendere la sua vita un inferno.
A tal proposito, consiglio di vedere I segreti di Marylin Monroe: i nastri inediti disponibile su Netflix, nel quale vengono mostrate le ultime settimane di vita della diva di Hollywood.
Blonde | le origini del film su Marilyn Monroe
Il film Blonde è tratto dall’omonimo romanzo di Joyce Carol Oates, e curato nella sceneggiatura e nella regia da Andrew Dominik. Un lungometraggio in bianco e nero, nel quale vengono mostrate le umili origini e il grande successo ottenuto dall’attrice Marilyn Monroe.
Ricalcando i capitoli del romanzo, Dominik ricrea i momenti più iconici della vita della Monroe, tanto amata dal pubblico, non solo per i film. Ancora oggi alcuni brani interpretati da lei, sono gettonatissimi, come nel caso di Diamonds Are a Girl’s Best Friend. Tra personaggi mai conosciuti prima e volti noti, oltre alla magnifica Ana De Armas nel ruolo della protagonista, troviamo Adrien Brody nei panni del drammaturgo Arthur Miller e Bobby Cannavale come il campione di baseball Joe Di Maggio.
Parlando della protagonista, il regista non ha potuto far altro che lodare le sue doti per l’impegno dimostrato: “Sono stato molto fortunato ad avere Ana perché è stata in grado di fare qualunque cosa.” Ha continuato dicendo: “È stata bravissima. Coglieva l’essenza nel giro di pochissimo tempo. Aveva una sensibilità a fior di pelle e comprendeva tutto quello che le dicevo. Le scene prendevano vita grazie alla presenza di Ana.”
Leggi anche: La recensione di Stranger Things 4: la serie Netflix fanta/nerd si tinge di horror
Leggi anche: Cena con delitto | in che modo il film di Rian Johnson ha cambiato il “whodunit”
Le parole del regista Andrew Dominik
Il pensiero del regista su quali fossero le sue intenzioni, nel mostrare chi fosse davvero la Monroe, non lascia spazio alle interpretazioni: “Il film è sincero. È fatto con amore. È fatto con buone intenzioni. Ma al tempo stesso è pieno di rabbia. Sembro cacciarmi spesso in situazioni in cui la gente mi considera provocatorio, ma non è mai questa la mia intenzione. Cerco solo di dire le cose con quanta più chiarezza possibile. La mia ambizione è di farvi innamorare di Marilyn.”.
Vietato ai minori di 17 anni per la presenza di tematiche complesse, offre un quadro interessante della carriera della Monroe. Alcuni esempi? Compromessi per fare carriera, a giochi di potere per avere ciò che si vuole, fino a rischi di natura sessuale per le donne.
Aver avuto la possibilità di indagare il tormento interiore vissuto da Marilyn Monroe, ha fornito a Dominik, ha mostrato completo di questa donna. Per una creatura tanto bella quanto fragile, il regista ha dichiarato: “Era una donna profondamente traumatizzata e quel tipo di trauma esige una spaccatura tra un’identità pubblica e un’identità privata.“
Dominik continua affermando: “È una realtà che si applica a chiunque, ma quando si tratta di un personaggio famoso, quella frattura spesso si manifesta pubblicamente in modi che generano ulteriori traumi. Il film si concentra molto sul rapporto con se stessa e con quest’altra persona, Marilyn, che è al tempo stesso la sua armatura e la cosa che minaccia di consumarla.”
Le dichiarazioni dell’attrice Ana de Armas
La somiglianza tra Marilyn Monroe e l’attrice spagnola Ana de Armas, è davvero sensazionale. Complice un lavoro di trucco e parrucco impeccabile, la sua interpretazione è ciò che si avvicina di più alla bellezza dell’attrice americana. A quanto pare le tre ore di trucco, per i 47 giorni di ripresa si sono rivelati cruciali nel vedere il risultato finale.
La stima tra la de Armas e il regista sono evidenti da queste dichiarazioni rilasciate per Netflix:“Le ambizioni di Andrew erano chiare fin dall’inizio: presentare una versione della vita di Marilyn Monroe dal punto di vista della protagonista. Desiderava che il mondo provasse che cosa realmente significa essere non solo Marilyn, ma anche Norma Jeane. Ho trovato che fosse il modo più audace, impenitente e femminista di accostarsi alla sua storia mai visto prima d’ora.”.
Blonde | La lunga preparazione di Ana de Armas
Per ottenere un risultato del genere, il lavoro certosino realizzato dall’attrice spagnola, nell’emulare gli sguardi, le movenze, i sorrisi e il modo di parlare della Monroe ha richiesto un grande lavoro di interpretazione. Infatti, le parole rilasciate a Netflix, mostrano quanto i dettagli abbiano fatto la differenza, nel raccontare la parte più nascosta, inedita della vita dell’attrice.
“Abbiamo lavorato a questo film per molte ore di ogni singolo giorno per quasi un anno. Ho letto il romanzo di Joyce, studiato centinaia di fotografie, di video, di registrazioni audio, di filmati, tutto quello su cui sono riuscita a mettere le mani. Tutte le scene sono ispirate a immagine esistenti.” La de Armas continua dicendo: “Passavamo in rassegna ogni minimo dettaglio di ogni fotografia e discutevamo di cosa avvenisse in essa. La prima domanda era sempre: ‘Cosa stava provando qui Norma Jeane?’ Volevamo raccontare il lato umano della sua storia.
Un aspetto molto interessante di questo lavoro è la volontà di mostrare allo spettatore cosa volesse significare essere Norma e Marilyn allo stesso tempo.
“La notorietà è quello che ha reso Marilyn la persona più visibile nel mondo, ma anche è anche quello che ha reso Norma la più invisibile. Il film si sviluppa con i suoi sentimenti e le sue esperienze“, ha affermato Ana de Armas.