Blur: al lavoro per un nuovo album?

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Il rock, si sa, è composto da variabili. C’è la band energica sul breve periodo, ma flemmatica sul lungo; c’è l’eroina potenziata dal marketing strategico; ci sono i funamboli da palcoscenico che cadono a causa di dissonanti inesperienze; c’è il solito pedante di turno, dall’amplesso microfonico fugace. E poi ci sono quelli da Olimpo, le verità lapalissiane, i devoti alla costante palingenesi creativa. Insomma, i big indipendenti dalle mode ma sempre di moda: quei cinque, sei, dieci musici oggetto dell’altrui manierismo. Si fa presto a  portare in esempio qualche band appartenente a quest’ultima categoria, specie se iniziassimo a restringere il campo al solo Regno Unito. E allora perché, ad esempio, non citare i Blur? Sì, proprio quella band che viene annoverata tra i pionieri del Britpop e dei quali è proprio impossibile non conoscerne Song 2 – vuoi per quell’urlo adrenalinico, vuoi per lo stretto legame con i mondiali del ’98. E beh, che ne è di loro negli ultimi tempi? Sicuramente i quattro – non più – giovincelli londinesi non hanno perso il gusto di suonare, ma nemmeno di irrompere tra le pluricromatiche dicerie di settore con qualche sortita inaspettata.

Può accadere infatti che Damon Albarn – voce del gruppo, nonché fondatore dei Gorillaz – dichiari ad un divertito pubblico cinese,  durante una bella serata primaverile (l’altro ieri): “Passeremo una settimana qui a Hong Kong, e pensiano che sia un buon momento per tentare di registrare un nuovo disco”. E il bello è che può anche succedere che qualcuno ci creda, dal momento che la band aveva appena annunciato l’annullamento di una serie di show, motivandolo proprio con la volontà di volersi rinchiudere in studio. Sarà una delle solite boutade? Di certo i fatti fanno ben sperare. Dal ritorno alle chitarre dello storico Graham Coxon, alle ripetute allusioni riguardo ad un ipotetico nuovo album non solo da parte degli stessi Coxon ed Albarn, ma anche dal produttore William Orbit ed il bassista Alex James. Insomma, solo il tempo svelerà la realtà dei fatti, quel che è certo è che, dopo quattordici anni in assenza di nuove pubblicazioni, un nuovo biglietto da visita targato Blur sia un’esigenza piuttosto unanime.

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