Boy Erased – Vite Cancellate, la recensione di Victorlaszlo88

È un dato di fatto che, quando si avvicina il periodo degli Oscar, aumenti esponenzialmente la quantità di biopic in uscita nelle sale. Basti pensare ai recenti Bohemian Rhapsody, Copia Originale, Green Book o, ancora, Vice. Tutti candidati agli scorsi Academy Awards, due dei quali hanno trionfato in più di una categoria. Questo succede perchè con un bipic è più semplice e d’impatto affrontare tematiche sociali fondamentali, per non dire che si hanno più probabilità di entrare nelle grazie della giuria dell’academy. Non tutti i film di questo tipo riescono a ottenere riconoscimenti prestigiosi, ma ciò non significa che non si tratti di opere potenti: è il caso di Boy Erased- Vite Cancellate, scritto e diretto da Joel Edgerton e tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Garrard Conley.

È indubbio che il tema dell’omosessualità e della discriminazione che purtroppo e fin troppo spesso ne deriva, sia quanto mai attuale e spesso enormemente trattato in ogni ambito, ma Edgerton è riuscito a colpire nel segno come poche volte in scena, con una storia cruda ma allo stesso tempo delicata, costellata di odio e coraggio, tragicamente simile a tante altre. A troppe altre, a dir la verità. Non si tratta del semplice tentativo di sbancare in tutte le più importanti premiazioni toccando un tema su cui la sensibilità generale è aumentata – per fortuna – nel corso degli anni, ma di una vera e propria opera di denuncia che punta il dito contro la barbarie della discriminazione violenta, quella che si traveste da fede religiosa e vorrebbe identificare l’omosessualità come malattia, come una terrificante perversione da cui si può guarire.

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Lucas Hedges in una scena di Boy Erased – Vite Cancellate

Al di là di una regia coinvolgente, giocata sui campi lunghi e sugli improvvisi primissimi piani che cercano di immergere lo spettatore nella mente dei personaggi, il punto forte del film sono le interpretazioni intense e incredibilmente partecipate, a partire da quella di Lucas Hedges. Già interprete di Patrick, nipote del protagonista in Manchester by the Sea, l’attore ha incarnato perfettamente Jared Eamon (alter ego dello scrittore del romanzo, Garrard Conley), adolescente omosessuale costretto dal padre, pastore protestante, a sottoporsi a un seminario di cura per il suo presunto peccato. Ciò che colpisce in particolar modo è l’incredibile violenza psicologica di cui è intriso il racconto, acuita da una fotografia fredda e affilata, che colpisce lo spettatore come uno schiaffo a ogni inquadratura. Ogni parola pronunciata dagli aguzzini di Jared, capitanati da quel Victor Sykes interpretato dallo stesso regista, stride nella mente di chi guarda, messo di fronte ad una realtà crudele ma tangibile. Hedges ha saputo restituire il disagio che visse Conley, a cui tentarono di infilare nella testa l’idea che il suo orientamento sessuale non fosse solo sbagliato, ma frutto di una tentazione demoniaca. Si avverte, come una lama rovente, il crescendo del dolore e del disagio del protagonista, in cui ci si immedesima a prescindere dalle espreienze del proprio vissuto, non a caso l’attore è stato candidato ai scorsi Golden Globe come miglior protagonista per questo ruolo.

Il regista qui sceglie di non giudicare direttamente, ma lascia allo spettatore il giudizio finale, mostrando un orrore talmente esagerato da lasciar sperare che si tratti di un eccesso narrativo, ma è palese che invece si stia assistendo alla rappresentazione di atteggiamenti disgustosamente diffusi, soprattutto nella società statunitense degli stati del sud. Il film non vuole nemmeno essere un giudizio rivolto a chi ha fede in Dio, ma a come l’omofobia e altri comportamenti che scaturiscono nella violenza, fisica o psicologica che sia, spesso vengano perpetrati in nome di qualcosa di più grande, che li legittima. Il tema principale è, fondamentalmente l’odio, qui concretizzato in una delle sue tante forme. E, come spesso accade, anche qui i personaggi hanno bisogno di un motivo per rendere giusto quest’odio, per canalizzarlo in qualcosa che aspiri ad una bontà fasulla, meschina, a tratti addirittura spaventosa. Oltre a Hedges è notevole l’interpretazione di Nicole Kidman, nei panni di una madre asservita a un uomo sinceramente convinto della bontà con cui maschera la propria paura e la rabbia che tenta maldestramente di celare, ben al sicuro nella sua fede e nel ruolo di ministro di Dio, nel nome del uale compie azioni avventate e discutibili. La Kidman ha dovuto calarsi in un ruolo difficile, centrale, quello di una donna costretta a rinnegare il sangue del suo sangue, lottando contro il proprio istinto materno.

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Russell Crowe, Nicole Kidman e Lucas Hedges in Boy Erased – Vite Cancellate

Tornando sul personaggio del padre di Jared, è senza dubbio una delle figure più affascinanti del film e interpretato da un Russell Crowe in forma come non si vedeva da anni. Il reverendo è un uomo non cattivo, ma che viene portato a compiere azioni terribili dalle convinzioni in cui è invischiato, dimidiato tra la Fede inossidabile che possiede e l’amore per un figlio che non vuole comprendere, diventando ossessionato dalla sua omosessualità come se fosse l’onta più grande che abbia mai dovuto fronteggiare. L’evoluzione psicologica di padre e figlio va di pari passo e la grandezza del film si colloca proprio nel sezionare clinicamente l’omosessualità di Jared, mostrando l’effetto che ha sul ragazzo e sulle persone che lo circondano. In ruoli minori possiamo trovare anche il brillante giovane regista e attore Xavier Dolan, già visto come interprete in un piccolo ruolo di impresario discografico in 7 Sconosciuti a El Royale e il bassista dei Red Hot Chili Peppers Flea, che qui mostra stupefacenti doti attoriali interpretando il truce responsabile delle attività fisiche nell’istituto degli orrori dove viene internato il protagonista.

Naturalmente anche questo film non è esente da difetti e forse quello più evidente è il tentativo di ammorbidire l’atmosfera glaciale che lo avvolge proprio sul finale, anche se, va detto, si tratta pur sempre di una storia vera e come tale cerca di rimanere fedele a come le cose sono effettivamente andate, ma il problema risiede proprio nella messa in scena degli ultimi minuti, in cui l’evoluzione di alcuni personaggi è fin troppo affrettata. Nonostante questo, le quasi due ore di film scorrono senza che il ritmo ne risulti appesantito, complice anche la colonna sonora di Danny Bensi e Saunder Jurriaans, le cui sonorità si adattano perfettamamente alla drammaticità di quanto raccontato. Insomma, Boy Erased- Vite Cancellate è uno spaccato sulla società contemporanea, che permette allo spettatore di rendersi conto degli orrori di cui è capace l’odio, a prescindere da chi sia il suo bersaglio. E da imparare, ancora, abbiamo molto.