Brooklyn, la recensione del melodramma con Saoirse Ronan candidato agli Oscar

Candidato a sorpresa come miglior film nell’ imminente corsa agli Oscar, oltre che nelle categorie di “miglior attrice protagonista” e “miglior sceneggiatura non originale”, Brooklyn è il nuovo film melodrammatico diretta da John Crowley, in arrivo nelle nostre sale dal prossimo 17 marzo. Eilis Lacey, giovane ragazza irlandese, è ingabbiata in una vita che non le da soddisfazioni, costretta a vivere in un piccolo paesino di provincia e a lavorare la domenica mattina come commessa nel negozio di una vecchia strega, pettegola e rancorosa. Le uniche cose che la trattengono sono gli affetti più cari, di sua sorella Rose e della sua apprensiva madre. Quando però le viene offerto un visto per gli Stati Uniti, assieme ad un lavoro retribuito nella grande città di Brooklyn, la ragazza non perde tempo a fare le valigie e a salpare verso una nuova vita, con le difficoltà e gli impedimenti che una scelta così grande può comportare, specialmente in giovane età. Dopo alcuni mesi difficili in cui la nostalgia di casa prevale e tutto sembra andare per il verso sbagliato, Ellis incontra un giovane idraulico italiano, Tony, con cui condividerà una appassionata storia di amore. La felicità della relazione spinge Ellis a lasciarsi il passato alle spalle, a concentrarsi sul futuro e darsi da fare con lo studio e con il lavoro per poter diventare un giorno una stimata contabile. Il passato, però, cerca in tutti i modi di trattenerla, e così la giovane ragazza sarà costretta a ritornare in patria a causa di un tragico avvenimento.

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La storia, adattata per il grande schermo dal noto scrittore e sceneggiatore britannico Nick Hornby, prosegue liscia e senza particolare guizzi, in un’ elegia delle proprie tradizioni e delle proprie origini, attraverso una struttura decisamente classica da melodramma anni ’50. Nonostante non manchino momenti particolarmente divertenti, come quasi tutte le scene ambientate in casa di Miss Kehoe (Julie Walters), la signora proprietaria del pensionato che ospita la protagonista, Brooklyn mette al centro della narrazione il sentimento amoroso, in una pellicola di formazione in cui la giovane Ellis, attraverso la forza delle proprie emozioni, riuscirà a districarsi in un ambiente dinamico e complesso come quello americano, vincendo goffaggine ed insicurezza. I circa 110 minuti della pellicola scorrono via velocemente e con leggerezza, grazie alla credibile interpretazione della giovane Saoirse Ronan e ad un ritmo mai particolarmente lento o blando. Il vero merito del film è però quello di rimanere ben distante dagli eccessi del genere, senza cadere mai nel pietismo o in un eccesso di melò spesso stucchevole e fuori luogo. La nostalgia, tema principale, non prevale mai sul desiderio di poter modellare il proprio futuro. È per questo che quando Tony mostra alla sua amata la campagna dove un giorno andranno a vivere, dove sarà costruito un grande e pulsante quartiere residenziale, Ellis dimentica per un momento le ansie del proprio passato e della propria famiglia, tornando a vivere il presente con una nuova coscienza e vitalità. Per citare Nathaniel Hawthorne, “il passato giace sul presente come il corpo morto di un gigante”. Brooklyn ci racconta proprio questo, ci parla di una giovane ragazza che prendendo in mano la propria esistenza riesce a scostare dal proprio petto il gigantesco cadavere che la soffoca, per poter permettere alla “farfalla della felicità“, per dirla ancora una volta con Hawthorne, di posarsi nuovamente sulla sua spalla.

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