Jamie Bell – Intervista esclusiva: “Mai fatto scelte in base ai soldi!”

A soli 14 anni ha interpretato Billy Elliot e da quel momento in poi per Jamie Bell si sono spalancate le porte del paradiso. Ce lo racconta nel corso di un emozionante incontro con i fan a New York che gli fanno notare quanto quel personaggio abbia ancora un ruolo da protagonista nell’immaginario collettivo. Oggi quel ragazzino che volteggiava e si ostinava a perseguire i propri sogni nonostante la povertà e i pregiudizi del padre ne ha 29 anni e ha recitato in più di 20 ruoli diversi. Dopo quale incursione nel cinema indipendente (Undertow di David Gordon Green) e nel folle universo di Lars Von Trier che l’ha scelto per interpretare il ruolo del sadico in Nymphomaniac, Bell è l’unico attore britannico nel cast dei Fantastici 4. Con il suo solito carattere schivo e riservato ci ha raccontato che cosa ha rappresentato questa nuova esperienza per la sua carriera non senza fare riferimento ai suoi esordi e all’importanza della sua famiglia.

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Qual è stata la sfida principale nell’interpretazione di Cosa?
La cosa che mi piace di più del mio lavoro è non sapere mai che tipo di personaggio interpreterò e quali sfide dovrò affrontare. In questo caso mi sono divertito perché ho avuto la possibilità di usufruire del CGI ma anche di lavorare con il corpo. Generalmente sono un attore molto fisico e questa è stata davvero una performance a tutto tondo perché dovevo riuscire a far trasparire l’essenza umana del personaggio dopo la sua trasformazione in supereroe.
Cosa dobbiamo aspettarci dal film e dal tuo personaggio?
Il film è incentrato sulle origini dei Fantastici 4 e credo che i fan del franchise siano stati colti un po’ alla sprovvista nell’apprendere la notizia che io fossi stato scelto per questo ruolo. Per questo mi sento ancor più lusingato dal fatto di far parte di questa fantastica avventura.

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Come ti sei trovato con gli altri tre attori protagonisti, Michael B. Jordan, Kate Mara e Miles Teller?
Come siete riusciti a legare in modo tale da trasmettere al pubblico il vostro legame?
Direi che già girare il film in Louisiana ci ha aiutati a rendere tutto più facile (ride, n.d.r.). Diciamo che ci conoscevamo quasi tutti da prima ed è stato molto facile fare amicizia ed entrare in sintonia. Poi abbiamo trascorso talmente tanto tempo insieme che sarebbe stato veramente difficile il contrario.
Da giovanissimo hai interpretato Billy Elliot. Come hai vissuto quell’esperienza?
Sono perfettamente consapevole di quanto quel film rappresenti per moltissime persone. E’ un film al quale rimango profondamente legato, è stato molto formativo per me sia come giovane attore che come ragazzo. Credo che il suo successo sia principalmente dovuto ai temi universali che tratta. Billy Elliot rimane uno dei punti di riferimento di una generazione e non solo per i ragazzi che sognano di fare i ballerini. Parlo ogni giorno con decine di persone che mi ringraziano per aver interpretato un ruolo così iconico che ha motivato il pubblico a perseguire i propri sogni e a tentare di riconciliarsi con i propri genitori nonostante talvolta i rapporti possano essere impediti dall’incomunicabilità. Oggi quel film è diventato un musical esportato in tutto il mondo e io non posso che sentirmi orgoglioso di aver interpretato Billy.

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E tu che rapporto hai con i tuoi?
Il lavoro che faccio mi porta a viaggiare molto in giro per il mondo e a stare ovviamente lontano dalla mia famiglia. Devo dire che in questo senso la tecnologia è un toccasana perché grazie a Facetime e Skype riusciamo sempre a rimanere in contatto. Poi avendo cominciato a recitare molto giovane i miei hanno avuto modo di abituarsi alla mia routine e a comprendere i tempi del mio lavoro.
In base a quale criterio hai effettuato le scelte successive della tua carriera?
Non saprei dirtelo di preciso. Di sicuro non riguarda i soldi, né le tempistiche. Miles Teller per esempio ha girato Whiplash in 19 giorni e stiamo parlando di un gran film. Lo stesso vale per Fruivale Station, un film che mi lasciato veramente molto scosso. La verità è che né la sceneggiatura né il regista possono garantirti che si tratterà di un bel film o di un super successo commerciale. La nostra carriera è un continuo azzardo.