Dopo una produzione piuttosto travagliata, l’adattamento cinematografico di Uncharted, una delle saghe videoludiche più apprezzate dell’ultimo decennio, è pronto a debuttare finalmente nelle sale italiane il prossimo 17 febbraio.
Ruben Fleischer, regista del film, e Tom Holland, protagonista nei panni di Nathan Drake, hanno fatto tappa a Roma per promuovere il lungometraggio prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros. L’attore britannico ha spiegato in conferenza stampa come si è preparato per il ruolo del carismatico cacciatore di tesori, che viaggia attorno al mondo alla ricerca di reliquie perdute, e come ha costruito la relazione con il co-protagonista Mark Wahlberg, che nel film interpreta il personaggio di Victor “Sully” Sullivan.
L’Indiana Jones di Tom Holland
Holland, che si è trovato a girare quasi contemporaneamente Spider-Man: No Way Home e Uncharted, ha preso la parola spiegando le differenze tra i protagonisti dei due film e la difficoltà nel separare le diverse esperienze: “Quando recito nei film di Spider-Man devo stare attento a non tradire mai l’anima un po’ ingenua e impacciata del personaggio. Anche nelle scene d’azione, Peter Parker non deve mai sembrare completamente in controllo del proprio corpo, perché è pur sempre un teenager un po’ pasticcione. Con Nathan Drake ho potuto lavorare in una maniera diversa. Il suo modo di muoversi è calcolato, attento. Questo deve emergere anche nelle scene d’azione più grandi, anche quando si ritrova aggrappato ad un aereo che sta per cadere. È in quei momenti che si deve capire perché Nathan Drake è considerato un mito, quali sono le qualità che lo renderanno successivamente una leggenda. Mi è capitato, una volta tornato nelle vesti dell’Uomo Ragno, di sentirmi dire di essere diventato troppo mascolino”.
Sul set del film, Holland ha avuto modo di confrontarsi anche con Nolan North, l’attore che ha prestato volto (per il motion capture) e voce a Nathan Drake nel videogioco: “Sono felice di aver potuto incontrare Nolan, ma in realtà tutto quello che poteva dirmi per aiutarmi a diventare Nathan Drake nel film lo aveva già detto attraverso la sua straordinaria caratterizzazione del personaggio nei videogiochi. Diciamo che ho studiato il personaggio principalmente seduto sul divano, giocando tutti i capitoli della saga. Ma è stato bello ricevere l’approvazione sua e di Neil Druckmann (game designer della saga e co-presidente di Naughty Dog, ndr). Entrambi hanno già visto il film e hanno espresso grande soddisfazione. Questo mi rende molto orgoglioso”.
Dal videogioco al cinema
Il videogioco, creato da Amy Henning, ha fatto il suo debutto nel 2007 su Playstation 3 con il primo capitolo di quello che sarebbe poi diventato un franchise (con tre sequel e due spin-off) in grado di rinnovare il genere action-adventure pescando a piene mani da un immaginario cinematografico che rimanda a titoli come Indiana Jones o All’inseguimento della pietra verde. Proprio per questo, ha spiegato Fleischer, l’adattamento per il cinema non è stato difficoltoso, perché tutti gli elementi utili a realizzare un buon film erano già lì, dalle scene d’azione ai personaggi. “La sfida più grande semmai è stata quella di non rendere il film una copia carbone del videogioco. Abbiamo quindi pescato riferimenti da capolavori come I Goonies, Mission: Impossible e James Bond. Per i due protagonisti ci siamo lasciati ispirare dal legame che unisce Han Solo e Luke Skywalker nella saga di Star Wars, mentre il Il tesoro della Sierra Madre di John Huston è stata la stella polare che mi ha guidato nel raccontare l’avidità umana che emerge nella corsa all’oro”.
“Ai fan del gioco volevo dare un film che funzionasse prima di tutto sul piano cinematografico”, ha chiarito il regista. Se i giochi infatti introducono i due personaggi principali già segnati da tante avventure vissute insieme, che hanno scolpito la loro amicizia, il film rivela allo spettatore l’origine di quel sodalizio, raccontando come sia nata la relazione che fin dall’inizio unisce Nathan e Sully nella saga videoludica. “Avendo il privilegio di lavorare con Tom Holland Mark Wahlberg, tutto è stato più facile. La loro chimica su schermo è impressionante e mai forzata”.
La scena (già cult) dell’aereo
Fra le scene del film che sicuramente faranno molto parlare di sé, c’è sicuramente la sequenza di combattimento sull’aereo cargo in volo, già rivelata dai trailer e ripresa (quasi) fedelmente dal terzo capitolo della saga di videogiochi. Secondo Fleischer, quella scena è emblematica del lavoro di “retelling” che è stato fatto per non stravolgere i momenti più iconici del franchise, ma allo stesso tempo indispensabile per rendere il film perfettamente fruibile anche da chi non ha mai giocato la serie. La scena ha richiesto circa cinque settimane di lavoro continuativo, durante le quali Tom Holland ha dovuto ripetutamente “lottare” contro un braccio meccanico che gli scagliava contro degli oggetti e che lo sollevava fino a trenta metri di altezza.
A margine della conferenza stampa, proprio riferendosi a quella scena, l’attore ha rivelato: “Quando ero sul set di Spider-Man: No Way Home con Tobey Maguire e Andrew Garfield, ho raccontato loro di una scena in cui mi arrampicavo su un aereo e, in volo, venivo investito da una macchina. Mi hanno chiesto come fosse possibile, che senso potesse mai avere una scena del genere. Gli ho detto che ne aveva tantissimo, ma che per capirlo avrebbero dovuto guardare il film”.