Quando ci si ritrova a giocare con cliché cinematografici già ampiamente esplorati nel corso dei decenni, come ad esempio il gimmick del loop temporale che ti costringe a rivivere all’infinito lo stesso momento, la cosa fondamentale è avere le idee chiare su come renderli attuali e funzionali alla storia che si è scelto di raccontare.
Prima di domani, terza opera da regista della giovane cineasta indipendente Ry Russo-Young, sembra non provarci nemmeno e dopo qualche minuto si capisce benissimo dove voglia andare a parare la storia politicamente corretta di una giovane teenager che ogni giorno rivive il disperato momento della propria morte (almeno fino a quando non capirà la vera causa del suo tormento).
Before I Fall, questo il titolo originale, è un lavoro lontanissimo dal panorama indie da cui proviene la regista, se non per una idea di messa in scena patinata caratteristica di molti “film da Sundance”, ma invece molto più simile al filone prettamente commerciale di quei teen-dramma poco audaci che non perdono occasione per rendere chiara la propria morale educativa.
Uno script approssimativo
È una storia di bullismo ed emarginazione quella raccontata da Ry Russo-Young prendendo come punto di vista quello della ragazza bella e popolare che per mesi si diverte a prendere insensibilmente in giro una sua coetanea con il suo gruppetto di amiche, organizzando scherzi perfidi e chiamandola con soprannomi sprezzanti. Da questo idea di partenza, che per quanto ampiamente abusata è stata anche tante volte riproposta in lungometraggi tutt’altro che banali, Prima di domani decide di percorrere la strada meno interessante.
I personaggi, dalla protagonista Zoey Deutch al timido Logan Miller, sono tutti tagliati con l’accetta, monodimensionali ed impossibilitati ad agire al di fuori di quella gabbia di stereotipi secondo i quali sono stati pensati e scritti. Se ci si ferma per un attimo ad osservare la padronanza tecnica con cui questa giovane regista costruisce i momenti di tensione e muove la macchina da presa tra i corridoi della scuola, si capisce il potenziale purtroppo sprecato di questo progetto dalla premessa poco accattivante ma dalle possibilità infinite (lo stratagemma del loop temporale è ormai un vecchio cliché ma anche uno di quelli con più possibilità di variazioni).
Una messa in scena ispirata può bastare ?
Non è un caso quindi se alla fotografia troviamo un giovane talento come Michael Fimognari, già stretto collaboratore di Mike Flanagan per cui ha ricoperto il ruolo di direttore della fotografia nel buon Ouija: L’origine del male e nell’applaudito horror indipendente Oculus – Il riflesso del male. Ad aiutare nella narrazione anche un sapiente utilizzo del montaggio a cura di Joe Landauer che, con un sottile utilizzo di effetti quasi impercettibili e poco invadenti, accompagna con efficacia il passaggio dalla fine di un loop all’inizio del successivo.
Nonostante quindi sia interessante (seppur prevedibile) la maniera in cui la protagonista è chiamata a rompere questo “sortilegio”, attraverso un atto di compassione e di solidarietà, Prima di domani resta un lavoro appesantito dalla propria missione pedagogica. Descrivendo in maniera approssimativa i rapporti tra i propri protagonisti e le relazioni tra teenager, che invece dovrebbero essere gli aspetti centrali del giovane cinema indipendente, il lavoro di Ry Russo-Young resta un lungometraggio dai valori produttivi tutt’altro che disprezzabili ma privo di qualsivoglia profondità o spirito di iniziativa.