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Liberi, il docufilm sulla clausura ispirato da Papa Francesco

C’è una frase di Papa Francesco alla base di Liberi, il documentario di Santos Blanco al cinema il 29 e 30 aprile, distribuito da Bosco Films e Arkadia Group. Un suggestivo viaggio fatto di racconti, testimonianze, scelte di fede.

«Come un marinaio in alto mare ha bisogno di un faro che gli indichi la strada per il porto, così il mondo ha bisogno di voi. Siete fari, per chi è vicino e soprattutto per chi è lontano. Siete torce che accompagnano il cammino degli uomini e delle donne nella notte buia del tempo». Sono queste le parole con cui Papa Francesco definì la missione dei monaci di clausura, protagonisti di Liberi, il documentario di Santos Blanco girato in dodici monasteri spagnoli.

Un film innanzitutto di testimonianza: quella di uomini e donne che hanno scelto la via della vita contemplativa e che hanno accettato di mettersi davanti alla telecamera per condividere con gli spettatori la loro visione della Fede e il motivo dietro a questa scelta radicale di apparente allontanamento dal mondo.

Testimonianze che, in molti casi, trascendono l’aspetto puramente teologico e ci restituiscono anche una biografia, vitale e umana, di queste persone: il loro passato laico, le vicende mondane prima del loro ingresso nei monasteri. Riconosciamo in loro la nostra esperienza, con le stesse paure, gli stessi dubbi, la stessa quotidianità di lavoro e famiglia.

Liberi | un film di testimonianze

Mosso dalla volontà, quasi militante, di diffondere un messaggio religioso e non tanto dalla voglia di raccontare delle storie, il regista spagnolo, alla sua prima prova con un lungometraggio, cerca di spiegare come attraverso la scelta della clausura, tutta dedita alla preghiera, le persone intervistate non abbiano deciso di “chiamarsi fuori” dal mondo, ma si siano invece inserite nel cammino dell’umanità in modo originale e fecondo. La loro è preghiera di intercessione per tutti noi, è solidarietà con i nostri dolori e fatiche. E là dove si trovano in contesti di guerra o di grave instabilità politica e sociale, i monasteri diventano luogo di speranza e fiammella nel buio per chi è in difficoltà.

Non è un caso inoltre che il documentario sia stato concepito durante la pandemia. Proprio il lockdown ci ha fatto conoscere meglio questa dimensione, quando i tanti monasteri sparsi per il mondo hanno “virtualmente” aperto le loro porte alla condivisione dei momenti di lode, con le lectio divine o nella riflessione sul valore del silenzio. Quasi un’ideale continuazione delle Giornate pro orantibus, che ogni anno accendono la luce su una dimensione, quella della vita contemplativa, ancora poco nota, e spesso osservata con stupore. 

La scelta della clausura

Conventi e monasteri di clausura sono da sempre luoghi appartati e consacrati alla preghiera, ma anche e tenacemente isole di bene nel mondo, capaci si soccorrere la nostra povera umanità con concreta umanità e con quella carità di cui spesso ci si dimentica. E come non ricordare, senza andare troppo indietro nel tempo, le clausure trasformate in rifugio per i perseguitati per motivi razziali e politici durante la cupa notte del nazifascismo. E come, in anni più recenti, molti monasteri appartenenti ai vari ordini si siano interrogati su come contribuire concretamente all’accoglienza dei rifugiati, affiancando le istituzioni diocesane. Nel solco del messaggio di Papa Francesco.

La storia di questi luoghi, delle persone che li abitano, testimonia che stare insieme è impegnativo e talvolta faticoso, ma possibile e costruttivo. Che solo la paziente arte dell’accoglienza reciproca può mantenerci umani e realizzarci come persone e che non sia ingenuo credere che una solidarietà efficace, e indubbiamente ben organizzata, possa arricchire la nostra storia e, a lungo termine, anche la nostra società.

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Davide Sette
Davide Sette
Giornalista cinematografico. Fondatore del blog Stranger Than Cinema e conduttore di “HOBO - A wandering podcast about cinema”.

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