Quanto può essere pericoloso fare un viaggio nella vecchia Europa? Film come Hostel, e Shadow, hanno segnato la strada, negli ultimi anni, di un filone horror adolescenziale,che ha avuto come pionieri Wes Craven e Tobe Hooper. Rispetto al successo dei primi, il mercato cinematografico è stato inondato di epigoni estivi più o meno di successo, compreso il recente ironico Cabin in The Wood che gioca con le regole del genere. Brad Parker, con il suo esordio alla regia, propone un intrattenimento da manuale, mischiando un po’ gli stili degli ultimi successi commerciali. Ammiccando al mockumentary, e scomodando miti e incubi di una tragedia realmente accaduta, ricostruisce un rifacimento non dichiarato de Le colline hanno gli occhi ( più quello di Alexandre Aja che quello di Wes Craven), senza replicarne la ferocia. La tensione del film è costantemente appesa a un filo, scarsamente credibile se non fosse per l’ottima ambientazione e per la fotografia per cui vale la pena spendere qualche parola di approfondimento.

Il terrore di una città abbandonata popolata da creature mutanti scema velocemente per assenza di accadimenti concreti, e di un utilizzo improprio della suspance. Ma se si accetta di non seguire la trama e i personaggi (entrambi evidentemente abbozzati), e di lasciarsi andare a una fruizione esclusivamente visiva del film, si viene trasportati in una città fantasma, non particolarmente esplorata, ma credibile. Questo avviene in particolare modo nelle scene notturne. Per favorire in maniera convenzionale l’effetto “vedo non vedo”, Parker sceglie di girare una delle notti più peste che abbia mai visto, illuminate soltanto ( in apparenza) dalle fonti luminose che plausibilmente i personaggi avevano a disposizione. Un oscurità non convenzionale che riesce ad essere esteticamente cinematografica, e di grande aiuto al film.

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