“Con i miei lavori vorrei cancellare la povertà, la malattia, l’ignoranza e la violenza. Dovrebbero essere così belli e splendenti da raggiungere questo fine. Se no, un pittore cosa ci sta a fare?”. Nicola De Maria è un pittore che oltrepassa i limiti. Quelli della tela e quelli del naturale. È uno dei cinque geni della Transavanguardia, movimento artistico italiano dei primi anni Ottanta che concepiva il ritorno alla manualità, contrapponendosi all’impatto mentale previsto dall’arte concettuale. I cinque della Transavanguardia, Sandro Chia, Enzo Cucchi, Mimmo Paladino, Francesco Clemente e, appunto, Nicola De Maria, auspicavano la ripresa di un’arte fatta di tocchi, di colori, di gesti e di segni. De Maria applica perfettamente questa concezione artistica. La sua pittura si anima attraverso i toni, dal blu profondo al rosso dirompente, al giallo energico, al bianco latteo. Il tutto si fonde in una visione cosmica della vita che fa del pittore un poeta vate, capace di guidare l’osservatore e di portarlo in paesaggi suggestivi, lontani, spirituali, incorporei. A De Maria non basta la tela per dipingere, bensì invade gli spazi architettonici che accolgono le tavole, colorando le pareti ed entrando nella vita reale, nell’ambiente reale. La sua pittura diviene musica attraverso gli accordi dei colori, con ritmi e accenti che esaltano l’impressione e propongono una bellezza ardita. Sono gli impasti cromatici a suscitare emozioni, a suggestionare lo spettatore, che viene travolto dalla forza coloristica dei suoi dipinti.
I miei dipinti si inchinano a Dio, il titolo della mostra dedicata a De Maria, potrebbe apparire, quanto meno, blasfemo, ma a leggerlo bene, c’è tutto il senso della profondità a cui aspira l’artista: creare un’arte in grado di avvicinarsi alla perfezione del Creato, simile per magnificenza e fascino. All’interno del programma di mostre ideate in tutta Italia per rendere omaggio alla Transavanguardia italiana, Achille Bonito Oliva e Marco Bazzini hanno curato l’esposizione antologica su Nicola De Maria, in programma dall’11 dicembre al 4 marzo 2012 al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci a Prato, che propone uno sviluppo cronologico delle opere del pittore ambientale realizzate dagli anni Novanta al Duemila. Materico e astratto nello stesso tempo, De Maria è un artista che ha il privilegio di creare gioia e allegria, letizia e passione, in chi si trova di fronte ai suoi lavori, monoliti nelle architetture. De Maria persuade ed investe lo spettatore. È suggestione. È meraviglia.