“ Le donne devono essere nude per entrare al Met. Museum? Meno del 3% degli artisti nella sezione di Arte Moderna sono donne, ma l’83% dei nudi sono femminili
”. Provocazione o no, le Guerrilla Girls lanciano forte e chiaro il problema del ruolo della donna nell’arte. Semplicemente un corpo da raffigurare oppure una mente capace di generare opere d’arte altrettanto belle e ispirate come quelle dei colleghi uomini? A rispondere alla domanda è Dacia Maraini, scrittrice, poetessa, saggista, drammaturga e sceneggiatrice italiana: “Nell’arte si dà per scontato che le donne siano una categoria umana inferiore per storia e tradizione consacrata. Nessuno si è dato la briga di andare a vedere, a studiare, ad approfondire questi dipinti, dando per scontato che essendo di mano femminile, sia in partenza arte marginale, trascurabile, infantile, primitiva, irrilevante. Ma questo si chiama pregiudizio. Sentimento che si trasforma facilmente in discriminazione. Discriminazione da pregiudizio“. La Maraini, donna della “generazione degli anni trenta”, non si è limitata alle parole ma per sostenere la sua tesi ha deciso di seguire in maniera ravvicinata l’organizzazione della prima mostra organica dedicata alle donne, non quelle appese nei quadri ma quelle che i quadri li fanno.
Arte Donna. Cento anni d’arte femminile in Sicilia 1850-1950, una mostra di duecento opere prodotte da trentatre artiste che hanno a che fare con la Sicilia, perché qua sono nate o perché qua hanno generato i loro lavori, sarà al Reale Albergo delle Povere di Palermo fino al 25 aprile. Ripercorrendo l’attività artistica di donne che hanno dipinto anche nel periodo del secondo dopoguerra, l’esposizione, coordinata da Anna Maria Ruta, porta in scena le opere intime ed espressive di Lia Pasqualino, il segno grafico attento e lucido di Ida Nasini, i paesaggi venati di Teresa Tripoli, la morbidezza plastica di Elena Pirrone, i colori fosforescenti di Emma Giarrizzo, il futurismo di Adele Gloria, il pennello rapido e sintetico di Maria Giarrizzo, i paesaggi e i ritratti lirici di Topazia Alliata, la madre della Maraini, allieva di Guttuso. A concludere questa rassegna pittorica Carla Accardi, artista trapanese che, sin dal 1947, anno in cui concluse i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Palermo, aderì al formalismo, dando vita insieme ad Attardi, Consagra, Dorazio, Perilli, Sanfilippo, Guerrini e Turcato al Gruppo Forma 1, dichiarandosi “formalisti e marxisti, convinti che i termini marxismo e formalismo non siano inconciliabili …“. Figura affascinante e avvincente, Carla Accardi rappresenta la pioniera di un nuovo capitolo che ha segnato il grande libro dell’arte contemporanea italiana, originando una ricerca volta all’arte astratta che si compila intorno ad un interesse grafico fatto di segni e di nuovi materiali.
Secondo Dacia Maraini “questa mostra lascia emergere come le donne abbiano la qualità degli esclusi. Tutti coloro che sono stati esclusi per secoli hanno sviluppato un’indole particolarmente combattiva. E per le donne che riescono a farsi valere non si può discutere del loro valore“. Il grande valore delle donne è l’audacia, il forte desiderio di arrivare, di affermarsi, di valicare gli ostacoli del genere per poter contribuire alla grandezza dell’arte. Poetesse da Saffo ad Alda Merini, pittrici da Sofonisba Anguissola a Carla Accardi, scrittrici da Grazia Deledda a Elsa Morante, ci riconducono ad una riflessione: il fattore artistico non è semplicemente rosa, bensì è donna. Non solo un corpo da esporre, ma un’abilità da ammirare.