Copia Originale, la recensione del film con una Melissa McCarthy da Oscar

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Copia Originale è un film di perdenti. Anche quando i due protagonisti, eterni ultimi, ruote di scorta di una società che sembra poter fare a meno di loro, decidono di mettere in atto un personale piano criminoso attraverso il quale ottenere soldi (e solo in seconda battuta riscatto sociale), sembrano sempre e comunque inoffensivi e patetici. Melissa McCarthy è bravissima a suggerire questa condizione quasi “antropologica” del suo personaggio, anche solo attraverso gli sguardi e i movimenti del corpo (fondamentale in questo il suo passato da attrice comica in commedie slapstick e dall’umorismo molto fisico).

È lei l’attrice che presta il volto alla protagonista di Copia Originale, ovvero la misantropa Lee Israel, biografa ormai in decadenza che decide di “vendicarsi” nei confronti di un mondo dell’arte che non l’ha mai davvero considerata, a cui comincia a rifilare una serie di lettere scritte da lei spacciandole per missive private di celebri autori. Il film di Marielle Heller sembra essere retto dalle incredibili prove attoriali della già citata McCarthy e di Richard E. Grant, nei panni di Jack Hock, omosessuale affascinante e pericoloso (per sé e per gli altri). Grant trova finalmente nella sceneggiatura di Nicole Holofcener e Jeff Whitty il materiale giusto per far emergere le sue straordinarie doti di caratterista, spesso “disinnescate” da ruoli non alla sua altezza.

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Copia Originale: Melissa McCarthy è il film 

Melissa McCarthy proviene da un mondo (quello della stand-up comedy) a lungo considerato esclusivamente “maschile”. Ha quindi cominciato a muovere i primi passi nell’industria storicamente maschilista del cinema dal genere più maschile in assoluto. Già nel remake femminile di Ghostbusters, McCarhty sembrava tradurre su schermo questa sua esperienza personale, vestendo i panni di una donna a cui non veniva riconosciuto il merito del suo lavoro (di acchiappafantasmi, in quel caso). Così anche in Copia Originale, la sua Lee Israel è una donna il cui talento non viene riconosciuto.

L’attrice fa di tutto per far emergere l’umanità di un personaggio che invece la sceneggiatura sembra concepire innanzitutto come sgradevole. Nelle sue “copie”, Lee Israel non si limita a ricalcare con invidiabile precisione la calligrafia delle celebrità e ad imitarne lo stile di scrittura, ma finisce persino per dare una profondità nuova ai loro scambi epistolari (sarà proprio una sua “aggiunta emotiva” a destare i primi sospetti).

Copia Originale: un “buddy movie” travestito da dramma

La dinamica che si instaura fra i due falsari è quella tipica dei classici “buddy movie” americani: due vecchi amici uniti da un obiettivo comune, quello di venire fuori da una situazione difficile nella quale entrambi (anche se per ragioni diverse) vivono. Marielle Heller riesce a valorizzare il lato drammatico di Melissa McCarthy affidandole un personaggio che ha le stesse caratteristiche di molti di quelli da lei precedentemente interpretati (cinismo, durezza, insofferenza), anche se stavolta il film declina queste caratteristiche nella chiave dell’amarezza e non in quella della comicità.

Come spesso avviene nei film che parlano di crimini compiuti per una ragione di riscatto, anche il film della Heller cercherà di farci sembrare “giusto” il piano della protagonista. Il film fa questo indicando la stessa Lee Israel come prima responsabile di ciò che di male le accade, ma contrapponendola ad una umanità così deludente che la fa apparire come la sola dalla parte della ragione. Copia Originale riflette sul valore della contraffazione. Nella scrittura, come al cinema.

Copia Originale, la recensione del film con una Melissa McCarthy da Oscar
75 Punteggio
Pro
Melissa McCarthy straordinaria, un ottimo ruolo per Richard E. Grant
Contro
Regia non sempre incisiva
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

By Davide Sette

Giornalista cinematografico. Fondatore del blog Stranger Than Cinema e conduttore di “HOBO - A wandering podcast about cinema”.

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