Haley (Kaya Scodelario) fa la nuotatrice a livello agonistico, ma pur avendo un grande talento è perennemente seconda, e la frustrazione di non essere mai riuscita ad afferrare un primo posto è sempre più “ingombrante”. Forse proprio per quel motivo ha anche quasi interrotto i rapporti con il padre (Barry Pepper), un tempo anche suo ex allenatore, e suo primo sostenitore nella carriera di nuotatrice. Allertata da una telefonata della sorella, e complice un uragano che colpirà la sua città natale in Florida, Haley a bordo del suo furgoncino – aggirato l’ordine di evacuazione che impone a tutti i cittadini di restare fuori dall’area a rischio – si spingerà determinata fino a casa del padre, che non risponde alle telefonate. Giunta sul posto, si troverà una casa invasa d’acqua, e piena zeppa di “insidie”.
Film piuttosto canonico di genere horror-catastrofico, Crawl s’ispira al doppio significato del titolo rimandando da un lato a uno stile di nuoto dal nome proprio crawl, e dunque all’attività principe della protagonista, e dall’altro al verbo inglese to crawl che traduce appunto l’atto dello strisciare, indicando ciò che saranno costretti a fare (tra le altre cose) i protagonisti pur di provare a fare salva la pelle. In un locale a classico uso taverna divenuto ben presto luogo di orrori e di famelici coccodrilli da cui fuggire, la protagonista Haley dovrà infatti fare appello a tutto il suo coraggio per far fronte alle tante insidie che in solo 87 minuti di film le si pareranno dinanzi. Sotto e sopra il pelo dell’acqua, la ragazza dovrà strisciare, divincolarsi e infine nuotare senza sosta. E mentre fuori impazza l’uragano, dentro la casa il livello d’acqua in costante crescita e le fauci di coccodrillo che spuntano da ogni angolo, costringeranno padre e figlia a far fronte comune contro quella sfida, e a ritrovare – anche – la complicità perduta lungo un percorso fatto insieme che non ha dato i risultati sperati.
Costruito tutto attorno all’elemento dell’acqua che riempie e avvolge la vita della protagonista Haley, e che diventa poi luogo ultimo di sfida anche ben oltre le dinamiche della competizione sportiva, Crawl sfrutta tutti i suoi elementi per creare la giusta tensione, dentro e fuori. La paura esercitata da quella situazione oltre i limiti doppia infatti tutte le ansie e paure interiori della giovane Haley, da sempre alle prese con la propria faticosa affermazione. E dunque, se anche la lotta per la sopravvivenza in quello che è comunque l’elemento congeniale alla protagonista si rivelerà infine molto dura, metterà d’altro canto in luce la stoffa della campionessa e il coraggio della donna, manifestati oltre la velocità delle vasche e al di là dei premi ottenuti, e messi infine al servizio della sfida più importante della sua vita.
Giocando con la paura, la suspense, i colpi di scena, gli ambienti bui e claustrofobici, Alexandre Aja costruisce un horror asciutto ed efficace che possiede tutti gli elementi giusti per determinare qualche sobbalzo di troppo, e che riesce, tra un sussulto e un altro, anche a prendersi la briga di fare una riflessione più intima su un rapporto padre figlia e sulle sfide che sono sempre in primis con sé stessi, e con ciò che noi stessi riteniamo essere d’ostacolo alla nostra realizzazione.