Oltre L’Urlo c’è di più. Senza ombra di dubbio. Ed infatti la Tate Modern ha deciso di celebrare uno degli artisti più rappresentativi dell’arte del Novecento con una mostra che prenderà il via domani, 28 giugno, proprio nel celebre museo londinese. L’artista in questione è Edvard Munch, il pittore dell’angoscia, come molti lo hanno definito. Eppure il celebre precursore dell’Espressionismo ha esplorato anche altri temi come la vita, l’amore, e certo, sì, anche la morte, la paura, l’ansia. Perché d’altra parte esse sono intrinseche all’esistenza umana tanto quanto le gioie e i piaceri.
Giulio Carlo Argan, uno dei più celebri storici dell’arte italiani, diceva di lui: “la poetica di Munch è direttamente o indirettamente collegata con il pensiero di Kierkegaard, che soltanto nei primi decenni del Novecento comincerà ad essere conosciuto in Germania: si deve dunque a Munch, che soggiornò più volte in Germania, la spinta ‘esistenzialista’ che farà nascere l’Espressionismo, che è nato infatti nel nome e sotto il segno della sua pittura”. La mostra londinese, Edvard Munch, l’occhio moderno, sino al 14 ottobre alla Tate Modern, è un modo per apprezzare le opere di questo geniale pittore. In mostra, peraltro, per la prima volta tutte rigorosamente insieme, le sei versioni della Donna che piange.
Di Stefano scrive: “Come Kafka, anche Munch non cessa mai di sentirsi misteriosamente colpevole e perseguitato dai propri spettri. E nei suoi quadri non farà altro che ‘scrivere’ e ‘riscrivere’ la sua vita: un’autobiografia dell’anima per immagini, o meglio un’anatomia delle catastrofi dell’Io, impridente nell’intensità, provocante nei mezzi. Chi guarda sbatte contro quell’ansia e vi riconosce la propria: non vi è dubbio che tra i pittori, Edvard Munch è colui che più di ogni altro, ha saputo dare volto alla psiche moderna”. Dunque una mostra imperdibile su uno degli uomini, prima che artisti, capace di cambiare lo sguardo dell’occidente.