Genitori quasi perfetti, la recensione del Carnage all’italiana

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Simona (Anna Foglietta) è una madre single, il suo compagno se n’è andato in tempo record subito dopo la nascita del figlio Filippo. Tra mille impegni e difficoltà, Simona cerca comunque di essere una madre attenta e presente, in grado di dare al suo piccolo tutto ciò di cui ha bisogno, inclusi supporto e attenzioni. Ma non sempre è facile o possibile, perché anche se da status e agli occhi dei loro figli i genitori tendono a essere associati a quell’incrollabile idea – e ideale – di perfezione, nella realtà dei fatti restano persone umane, e in quanto tali passibili di ogni errore e difetto possibile. Così quando Simona si impegnerà al massimo e farà il diavolo a quattro per organizzare il compleanno perfetto per gli otto anni del suo piccolo, molte speranze e aspettative verranno suo malgrado deluse e addirittura bruciate di fronte a un gruppo eterogeneo di  bambini e (soprattutto) genitori che diventerà luogo perfetto per lo scontro, un momento per sfogare rabbia e frustrazioni, e in cui basterà una scintilla per far saltare ogni maschera e liberare i tanti piccoli mostri che si celano in ognuno di noi.

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Già autrice del tenerissimo docu-fiction Tra cinque minuti in scena del 2013, Laura Chiossone torna alla regia cinematografica dopo sei anni con Genitori quasi perfetti, una sorta di Carnage genitoriale in cui ci si scontra sul terreno assai spinoso dell’educazione dei figli, e del relazionarsi frenetico e sempre più complesso ai tempi dei social e di whatsup. L’occasione del party per bambini diventa così spazio e momento di confronto serrato tra idee e approcci genitoriali assai diversi tra loro, con la piccola aggravante che ognuno sembra essere sicuro della propria idea, e di saperne un po’ più degli altri. Da chi cita Truffaut e si eccita con Kore’eda a chi esalta i piaceri del parto tantrico, passando per chi vive nel mantra del gel alle unghie o nell’ossessione del proprio lavoro, la distanza tra adulti e nelle varie genitorialità (e che si riversa dunque nei comportamenti più o meno maldestri della rispettiva prole), muta la riunione festaiola in un terreno di scontro dai risvolti graffianti, spietati, a tratti quasi allucinati, dove ogni pretesto è buono per contestare all’altro il proprio ruolo e, soprattutto, le lacune o improprietà del proprio modus operandi di genitore.

La Chiossone insegue pur non trovando il colore di un essere genitori del tutto nuovo e accelerato, dove social e tecnologia hanno impennato i tempi delle comunicazioni senza migliorarne i contenuti, aumentando anzi quel divario esistente tra approcci e persone diverse. Genitori quasi perfetti è dunque ritratto che scava nel reale evidenziandone il surreale, e che porta alla luce idiosincrasie, schizofrenie e vere proprie follie dei genitori (e adulti) di oggi. In un film che si muove un (bel) po’ sconnesso tra forme e contenuti, e che fonde la linea tra tragico e grottesco, fondamentalmente incapace di trovare la sua vera voce, a emergere prepotente è però e soprattutto l’egocentrismo esasperato che impedisce di vedere gli altri come arricchimento, ma che li pone invece quasi sempre in un’ottica di esseri inferiori cui sarebbe bene insegnare o mostrare qualcosa di sé, e che (inoltre) vede i figli come un prolungamento del sé e un’ulteriore affermazione del proprio smisurato ego.

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Con una commedia che pesca nelle nostre realtà ego-riferite, accelerate, “ipersocializzate” ma sempre più alienate, Laura Chiossone sfrutta un cast di richiamo (Anna Foglietta, Paolo Calabresi, Lucia Mascino, Marina Rocco, Elena Radonicich) per parlare delle tante macro-imperfezioni di adulti e genitori di oggi. Ma il film è una fotografia statica che non sembra andare oltre la mera rappresentazione (un po’ troppo fine a sé stessa) di un mondo alienato dove basta un nonnulla per mandare in crisi un intero gruppo di adulti, nonché genitori, dai quali in primis ci si aspetterebbe autocontrollo e capacità di razionalizzazione.

Genitori quasi perfetti, la recensione del Carnage all’italiana
2.5 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

By Elena Pedoto

In me la passione per il cinema non è stata fulminea, ma è cresciuta nel tempo, diventando però da un certo punto in poi una compagna di viaggio a dir poco irrinunciabile. Harry ti presento Sally e Quattro matrimoni e un funerale sono da sempre i miei due capisaldi in fatto di cinema (lato commedia), anche se poi – crescendo e “maturando” – mi sono avvicinata sempre di più e con più convinzione al cinema d’autore cosiddetto di “nicchia”, tanto che oggi scalpito letteralmente nell’attesa di vedere ai Festival (toglietemi tutto ma non il mio Cannes) un nuovo film francese, russo, rumeno, iraniano, turco… Lo so, non sono proprio gusti adatti ad ogni palato, ma con il tempo (diciamo pure vecchiaia) si impara anche ad amare il fatto di poter essere una voce fuori dal coro...

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