, direttore MAXXI Arte ha affermato: “Indian Highway al MAXXI, partendo dall’idea dell’autostrada come elemento di connessione tra i flussi migratori che si spostano dalla periferia alla città, testimonia attraverso il percorso espositivo la crescente centralità mondiale della civiltà indiana, anche dal punto di vista artistico, a partire dagli anni Novanta fino ai giorni nostri”. Presentata per la prima volta alla Serpentine Gallery di Londra nel 2009 e in programma a Nuova Delhi nel 2013, la mostra Indian Highway, dopo essere passata attraverso autorevoli sedi istituzionali , è oggi nelle sale del MAXXI, dal 22 settembre fino al 29 gennaio. A cura di Julia Peyton-Jones, Hans Ulrich Obrist, Gunnar B. Kvaran e Giulia Ferracci, in collaborazione con Serpentine Gallery di Londra e Astrup Fearnley Museum of Modern Art di Oslo, l’esposizione offre numeri importanti: trenta artisti, sessanta opere tra cui quattro installazioni realizzate appositamente per il MAXXI e alcuni lavori esposti qui per la prima volta.
Rivelare l’India, nuova potenza economica tanto da essere la seconda economia a più rapida crescita, il suo boom economico e il suo sviluppo tecnologico, con la connessa implicazione sul piano sociale e civile, consegnare un disegno di questa civiltà millenaria, delineare lo stato artistico di questo subcontinente che costantemente si alimenta di nuovi artisti: è con questo presupposto che nasce l’idea di questa esposizione collettiva itinerante. Attraverso le opere di trenta artisti, l’India si racconta in tutte le sue sfaccettature. Partendo dal titolo, l’autostrada indiana collega le diversi correnti di migrazione non soltanto delle popolazioni, ma anche delle idee, degli artisti.
L’opera di N. S. Harsha, Strands, è una delle installazioni site specific, una ghirlanda di settanta volti posta sulla piazza per accogliere i visitatori. Altra grande opera è The Lighting Testimonies di Amar Kanwar , video con le testimonianze di donne violentate che raccontano, attraverso la loro esperienza, la crudeltà del conflitto tra India e Pakistan. Di rilevante interesse è l’installazione lunga ventisette metri, fatta con pentole e stoviglie, di Subodh Gupta, simbolo del pranzo degli operai. Oltre agli occhi, Growing di Hemali Bhuta coinvolge anche l’olfatto, poiché realizzata con gli incensi. La mostra potrebbe essere suddivisa in tre macroaree: Identità e storie dell’India, Metropoli deflagranti e Tradizione contemporanea. Inoltre, durante la durata dell’esposizione, si potrà assistere ad una rassegna video e ad un ciclo di incontri dedicati alle tematiche della mostra, organizzati dal MAXXI B.A.S.E. Tra Roma e Nuova Delhi ci sono 5907 chilometri, eppure le distanze si possono ridurre percorrendo strade e autostrade fatte anche di arte, ponendo da parte preconcetti e pregiudizi. L’arte è anche questo: comunicazione senza parole, ma con i segni anche tra realtà remote e lontane.