Francesco Prencipe (Riccardo Scamarcio) fa il vicequestore. Ha due amici storici: il giudice Giovanni Mastropaolo (Alessio Boni), che non vede da quasi due anni, e Giorgio (Edoardo Pesce), avvocato dal talento sottostimato ma anche uomo profondamente irrisolto e con un serio problema d’alcolismo. Una sera, Francesco esce per andare a trovare l’amico Giovanni. L’indomani mattina, però, il giudice viene trovato inspiegabilmente morto, raggiunto in piena fronte da un proiettile, nello studio privato della sua villa.
A quel punto, al posto sbagliato ma nel momento “giusto”, Francesco viene ritenuto il principale indiziato, e a suo carico partirà il processo che dovrà definire colpevolezza o estraneità, all’interno di un intrico di ipotesi e dubbi che diventeranno esistenziali prima ancora che giudiziali. E nel suo reiterare la proclamazione d’innocenza, Francesco dovrà comunque muoversi tra accuse trasversali e indizi che lo inchiodano, elementi avanzati dalla PM (Claudia Gerini) e controbattuti – in strenua difesa – dal suo storico amico Giorgio. Passato e presente andranno dunque a mescolarsi per ricostruire il quadro di quelle tre vite di amici adolescenti un tempo unite e suggellate nelle parole sacre di un patto fraterno, e che oggi vivono forse invece la loro definitiva deriva. L’idillio di un triangolo al maschile forse spezzato dall’invidia, dalle frustrazioni o solo dalla voglia di essere per un attimo sula cresta dell’onda.
Basato sull’omonimo romanzo di Francesco Caringella (magistrato e scrittore) e immerso negli ambienti di una Puglia strettamente “giurisprudenziale” che ricorda da vicino le atmosfere dei romanzi di Gianrico Carofiglio, Non sono un assassino di Andrea Zaccariello indaga la doppia via del thriller legale e di coscienza, portando avanti una possibile colpevolezza che ha il pesante aggravante di una storica amicizia tradita e, forse, ferita a morte. Attraverso il personaggio di Francesco Prencipe, Non sono un assassino scava infatti a piene mani nella vita di un uomo che si è lasciato in qualche modo tutto alle spalle: la famiglia, le tante amanti, la professione e forse anche lo zoccolo duro di un’amicizia reale. L’instabilità di Francesco, specchiata e in qualche modo doppiata in quella dell’amico avvocato Giorgio, ossessionato dall’amore per una donna che non l’ha mai nemmeno degnato di uno sguardo, muove poi a definire il quadro più ampio di una realtà maschile in fuga, e fatta soprattutto di ansie da prestazione, paure, e senso diffuso di inadeguatezza. Tre vite di uomini che si raccontano e si perdono nei flash back dei ricordi e che ora, tra le mura di una sterile aula di tribunale, vivranno la loro sentenza definitiva.
Un soggetto interessante ma davvero poco ben orchestrato, che somma assieme diversi e gravi punti di debolezza. Su una sceneggiatura troppo ondivaga e dei dialoghi quasi mai all’altezza della scena e dei personaggi, con un montaggio rapsodico che non aiuta la linearità narrativa, Non sono un assassino pecca infatti anche dal lato prettamente tecnico con un doppiaggio (dei ragazzi da giovani) sempre fuori synch e, soprattutto, con una Claudia Gerini snaturata da un accento “sfiatato” davvero poco credibile e funzionale. Nel cordoglio e nel lutto di una dinamica esistenziale che si sviscera attraverso il thriller legale e nella resa dei conti tra un trio di ex ragazzi divenuti uomini e smarritisi nelle aspettative disilluse e nei loro sogni infranti, Andrea Zaccariello mette infine troppa carne al fuoco mutando inopinatamente quello che doveva essere un thriller dai toni drammatici in una girandola situazionale scontata e – troppo spesso – involontariamente comica.
Al cinema dal 30 Aprile.