Gatsby
è un giovane studente di famiglia benestante che sembra appartenere a un’epoca passata. Molto diverso dai suoi coetanei, ama passeggiare sotto la pioggia, fuma le sigarette con il bocchino, ama il pianobar e fantastica su una visione malinconica e romantica della vita. La sua fidanzata Ashleigh, una aspirante giornalista che frequenta il suo stesso college fuori città, è una ragazza che sogna il successo professionale e si lascia sedurre dalle tentazioni della grande città. Approfittando di un’intervista che Ashleigh deve realizzare a Manhattan, i due vanno a New York, dove Gatsby pensa di poter passare un divertente weekend. Ma le cose non vanno proprio come si era immaginato. La ragazza viene coinvolta in una serie di imprevisti che le fanno assaporare il misterioso e intrigante mondo di Hollywood, mentre Gatsby si trova a vagare da solo per le strade umide di Manhattan tra incontri bizzarri e fantasmi del passato.
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Dopo il debole To Rome with Love, Woody Allen torna in acque sicure ambientando questo nuovo film nella sua adorata città che ha contribuito al successo delle sue opere più celebri. Romantica nei suoi colori autunnali e bagnata dalla pioggia, New York regala inquadrature indubbiamente suggestive. Timothée Chalamet sembra aver rubato il guardaroba al regista che, come ha fatto altre volte, sceglie il giovane protagonista come suo alter ego. L’attore che, dall’uscita di Chiamami col tuo Nome sta vivendo la sua inarrestabile ascesa, regala una interpretazione equilibrata e ricca di sfumature senza cadere nella rischiosa caricatura del nevrotico sognatore. Accanto a lui una favolosa Elle Fanning ricca di autoironia, tenera e sensuale allo stesso tempo. Insieme rappresentano il cuore pulsante del film, sostenuti dalla presenza di Jude Law nei panni di uno sceneggiatore in crisi e di Selena Gomez come il terzo incomodo.
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La fotografia di Vittorio Storaro è qualcosa di magico con la scena invasa da luci calde e tinte intense che rendono New York un luogo fiabesco e sospeso tra realtà e immaginazione. La sceneggiatura brillante custodisce dialoghi ricchi di ironia e di riflessioni in grado di unire un pubblico eterogeneo e di diversa generazione. Si ride con naturalezza seguendo questa storia d’amore e di vita ricca di imprevisti, in cui i personaggi vivono il momento mentre il futuro è ancora sfocato. Ma il bello è proprio questo.
Woody Allen sembra riunire lo spirito di Midnight in Paris e la poesia dulcamara di La La Land realizzando un film da non perdere. E pensare che avevamo rischiato di non vederlo mai sul grande schermo dopo le polemiche portate avanti dalla famiglia Farrow contro il regista americano. Un giorno di pioggia a New York è un invito a sognare e sottolinea come la realtà può essere tollerata e apprezzata soltanto se siamo liberi di seguire il nostro istinto, anche se ci porta verso scelte apparentemente insensate e impulsive.
La pioggia di Woody Allen nasconde in un certo senso una filosofia di vita: quando piove c’è chi ha il terrore di bagnarsi e chi passeggia sotto la pioggia, accettando le conseguenze.