Courmayeur Noir in Festival: L’Innocenza di Clara, recensione

In concorso alla ventiduesima edizione del Courmayeur Noir in Festival, e da domani nelle sale italiane, il secondo lungometraggio di Toni D’Angelo, racconta le pulsioni nascoste di un tranquillo paese della provincia italiana. Clara (Chiara Conti), una giovane ed elegante donna di città, per amore (o per noia) sposa Maurizio (Alberto Gimigniani), proprietario di una cava di marmo a Carrara. Ma il trasferimento nella piccola provincia costringe Clara a modificare il proprio stile di vita, e la sua presenza in una comunità chiusa e ristretta, altera l’equilibrio dei suoi abitanti. Ma L’innocenza di Clara é anche la storia di una profonda amicizia tra Maurizio e Gabriele ( Luca Lionello), compagni di caccia, pronti a fare qualsiasi cosa (o quasi) l’uno per l’altro.

Tra le immutabili rocce di marmo di Carrara, D’Angelo mette in scena, da un fatto di cronaca, un racconto dall’atmosfera rarefatta, giocando con la routine della vita di provincia. Una quotidianità sospesa nel tempo, da cui emerge lentamente il malessere della protagonista e le aberrazioni dei personaggi che le gravitano attorno. Una sospensione temporale, quella del film, ricreata anche da un montaggio cadenzato e da uno sguardo quasi distaccato e asciutto. Un rigore che lascia spazio a tentennamenti della struttura narrativa. L’equilibrio tra i personaggi diventa sottile, al limite del precario, e li lascia sospesi in un finale elegante ma molto ermetico.

IL CAST A COURMAYEUR

CLIP DEL FILM

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