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La vera leggenda dell’unicorno: storia e poteri dell’animale mitologico

Nel film Death of a Unicorn con Jenna Ortega e Paul Rudd si racconta una leggenda dell’unicorno poco nota, ma è vera?

Chi di noi non ha mai fatto gli occhi a cuoricino di fronte al disegno di un tenero unicorno? In special modo quando vengono raffigurati con colori pastello, pieni di glitter, con il pelo bianco e un corno scintillante sul capo. Questa creatura leggendaria, oggigiorno è diventato uno dei disegni e temi, maggiormente amati dai bambini di tutto il mondo.

Per chi ha sempre amato questo animale leggendario, tanto da tatuarselo o organizzare feste a tema, deve sapere che la sua vera natura è un po’ più diversa da quella rappresentata solitamente.

Un’inedita versione dell’unicorno è quella mostrata nel film Death of a Unicorn diretto da Alex Scharfman con protagonisti Jenna Ortega e Paul Rudd. Sappiate, che si tratta di una commedia horror, quindi prima di portare i vostri bambini al cinema, guardate il trailer…

I poteri curativi del corno

Come è facilmente intuibile, il suo nome deriva dal latino, unicornis (unico corno). Ma a rendere ancora più speciale questo animale leggendario, non sono solo i poteri magici di cui dispone,  ma il suo corno. Sembra infatti che questo elemento, un tempo, venisse venerato ancora più dell’animale stesso. Nei tempi antichi, re e regine, credevano fermamente nell’esistenza degli unicorni e per tanto, avrebbero fatto di tutto, pur di possedere un bene del genere.

Tutto nasce dal fatto, che il corno fosse considerato una panacea, ovvero un rimedio universale per guarire da tutti i mali. Per questo motivo, era l’elemento maggiormente ricercato, soprattutto nei casi di avvelenamento.

Ma non finisce qui. Un’altra antica leggenda narra che un giorno, un serpente avvelenò l’acqua di un abbeveratoio e l’unicorno per evitare che gli altri animali potessero star male e morire, immerse il suo corno per purificarla. Questo dimostra anche la bontà d’animo dell’animale, anche nei confronti dei suoi simili.

L'unicorno del passato
Un’antica rappresentazione dell’unicorno – Fonte: NewsCinema.it

La “vera” leggenda dell’unicorno

Nel V secolo a.C, lo storico Ctesia racconta che ci fu una grande confusione da parte dei greci, romani e macedoni, in visita in India. Secondo alcune testimonianze dell’epoca, si parla di asini selvatici, alti quanto i cavalli, con un corno rosso scuro posto sul capo, lungo quasi mezzo metro e gli occhi blu scuro.

A distanza di cinquecento anni, ad ammettere la loro esistenza è Plinio il Vecchio, descrivendoli come una combinazione tra un rinoceronte bianco e un narvalo dei mari del nord. A sfruttare maggiormente la sua immagine sono stati i nordici, focalizzando il loro mercato sulla vendita delle zanne del narvalo, spacciandolo come oggetto magico.

Di conseguenza, la diceria secondo la quale il corno avesse proprietà curative, fece schizzare alle stelle il loro prezzo. Chiaramente, solo i ricchi potevano permettersi di acquistarlo, accaparrandosi polveri e oggetti come bicchieri e posate, realizzate con il materiale del corno dell’unicorno, così da scongiurare il pericolo dell’avvelenamento.

Di cosa parla Death of a Unicorn

E ora veniamo a noi e al modo in cui il regista Alex Scharfman ha mostrato questa creatura leggendaria nel film Death of a Unicorn. Elliot Kintner (Paul Rudd) è l’avvocato della ricca famiglia dei Leopold mentre Ridley Kitner (Jenna Ortega) è sua figlia, specializzata in storia dell’arte.

Il rapporto tra il padre e la ragazza è tutt’altro che sereno, da quando è morta la moglie e da quando Elliot, ha dimostrato di essere pronto a tutto, per entrare nelle grazie della potente famiglia dei Leopold.

Nonostante le difficoltà, i due partono per un viaggio di lavoro, diretti alla residenza dei Leopold, dove Odell Leopold (Richard E. Grant), il capofamiglia, è ormai in fin di vita a causa di un tumore. Mentre Elliot e Ridley sono in macchina, immersi tra i sentieri di montagna, involontariamente, investono un animale con la loro auto. Sconvolti per l’accaduto scendono immediatamente e scoprono, che si tratta di un unicorno. A quel punto, decidono di caricare la carcassa dell’animale in macchina e andare verso la residenza.

Una volta arrivati nella casa dei Leopold si rendono conto di una scoperta incredibile: l’unicorno non è morto. E anzi, sembra aver sviluppato una sintonia, proprio con Ridley. Dopo un consulto di scienziati, i Leopold vengono a sapere che il corno dell’animale è dotato di poteri magici, in grado di guarire qualsiasi malattia.

Per questo motivo, vogliono appropriarsene, per far guarire Odell e guadagnare ingenti somme di denaro, dallo sfruttamento del corno. Ma è qui, che per la prima volta, viene mostrato il vero volto dell’unicorno, tutt’altro che docile e amorevole.

 

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Leila Cimarelli
Leila Cimarelli
Il mio amore più grande?! Il cinema. Passione che ho voluto approfondire all’università, conseguendo la laurea magistrale in Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale a Salerno. I miei registi preferiti: Stanley Kubrick, Quentin Tarantino e Mario Monicelli. I film di Ferzan Ozpetek e le serie tv turche sono il mio punto debole.

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