Curon | La recensione dei primi due episodi

Anna è in fuga dal marito e insieme ai due figli gemelli, di età adolescenziale, fa ritorno nella cittadina natia di Curon – in Alto Adige – dopo diciassette anni di lontananza. I motivi che la portarono ad abbandonare il desco familiare furono di natura tragica in quanto fu diretta testimone del “suicidio” della madre e da allora il rapporto con il padre vedovo non è mai stato dei migliori. Proprio l’uomo accetta controvoglia di ospitare Anna e quei nipoti mai conosciuti ma dopo un’iniziale resistenza è costretto a cedere: i ragazzi, Daria e Mauro, iniziano a frequentare la scuola locale e fanno nuove amicizie, ma qualche giorno dopo il loro arrivo Anna scompare nel nulla. In più Dario è vittima di inquietanti allucinazioni e ben presto oscuri segreti saranno destinati a venire alla luce.

Curon – Il mistero del lago

i due giovani protagonisti
I due giovani protagonisti

Le serie italiane di produzione Netflix sono state fino ad oggi una delusione e vi era perciò molta attesa per l’uscita di questa nuova produzione autoctona che prometteva, già dal trailer e dalla scelta di un’ambientazione così particolare, di inserirsi in un filone mystery moderno, al passo con i tempi. Dopo la visione dei primi due episodi di Curon possiamo dire che almeno un paio di obiettivi sono stati centrati, con la narrazione che si rivela più originale del solito e scelte registiche e fotografiche che non sfigurano di fronte a omologhi lavori provenienti dall’estero.

Fabio Mollo, regista dei primi quattro episodi sui sette totali (nei quali si è poi alternato con la collega Lyda Patitucci), mette in mostra in questo dittico iniziale la voglia di uscire dal seminato e, complice la complessa sceneggiatura, prova a rinvigorire le coordinate del genere. Il rischio è parzialmente quello di un accumulo che metta troppa carne al fuoco, tra dinamiche da teen-drama che si innestano all’interno di un substrato gothic-horror in maniera non sempre omogenea, pur presentando spunti sulla carta – se ben gestiti – interessanti.

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Curon – Il cuore della leggenda

unaltra scena di curon
Un’altra scena di Curon

Curon acquista forza dalla location, un paesino – borgo rimasto nelle sue costruzioni storiche ad un passato ricco di folklore ed esteticamente impreziosito dal campanile che emerge in mezzo al nulla, a monito di un tempo mai dimenticato: il paese originale, poi ricostruito, venne infatti completamente sommerso dalle acque di un lago artificiale, con la sola sommità della Chiesa rimasta ancora oggi in bella vista. Elementi che hanno dato vita a leggende locali, qui riprese nella creazione di un immaginario pseudo-fantastico che, tra presunti spettri del passato e inquietanti doppelganger in divenire, dissemina piste – false o vere che siano – pronte a catalizzare l’attenzione dello spettatore sul futuro prosieguo.

Il cast, composto sia da volti conosciuti (Valeria Bilello, Luca Lionello) che da giovani promesse, se la cava discretamente ed è meno palese – ma comunque presente – il ricorso al gergo dialettale così tanto in voga nel BelPaese e l’atmosfera dai toni tensivi riesce a giustificare qualche parziale tempo morto nel corso delle puntate. Nonostante sia ben lontano dall’eccellenza, questo antipasto da noi visionato si rivela più gustoso del previsto, presentando al contempo rischi e potenzialità sull’immediato continuo.

Curon | La recensione dei primi due episodi
3 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora