Accolto con un lungo applauso in sala al termine della proiezione, tra i film in concorso del Festival Internazionale del Film di Roma, è stato presentato Dallas Buyers Club, il nuovo film di Jean Marc Vallè, regista canadese di C.R.A.Z.Y. e The Young Victoria. Il film, tratto da una storia vera, racconta la vita di Ron Woodroof, un cowboy texano omofobo che conduce una vita sregolata tra donne, alcol e droghe fino al giorno in cui gli viene diagnosticata l’ AIDS, malattia che non lasciava scampo negli anni ’80. Dopo una prima fase di rifiuto della realtà, Ron, interpretato magistralmente da Matthew McConaughey, che per questo ruolo ha perso circa 30 chili, comincia a studiare la sua condizione e a cercare le cause e una possibile cura che gli permetta di vivere più dei 30 giorni previsti dai medici. Scopre alcuni farmaci alternativi in Messico che sembrano avere un effetto soddisfacente, rispetto al tossico AZT che le industrie farmaceutiche americane stanno testando sui vari pazienti degli ospedali negli Stati Uniti e, con l’aiuto del travestito Rayon, interpretato da Jared Leto, inizia ad importare questi farmaci illegalmente nel suo paese, chiamando una serie di malati a fare la fila davanti alla sua porta per una nuova speranza.
Ovviamente l’impresa non è facile, poiché Ron e Rayon si devono scontrare con le autorità e con la legge americana che mettono al primo posto l’economia e gli interessi delle industrie farmaceutiche che hanno investito nella ricerca e vogliono a tutti i costi diffondere l’utilizzo dell’AZT, dando poco risalto ai numerosi e gravi effetti collaterali che essa comporta. Sullo sfondo di un Texas squallido e sbiadito, mai fastoso, McConaughey rende perfettamente un personaggio la cui natura cambia dall’inizio alla fine del film. Dapprima ottuso, pieno di pregiudizi e inguaribile playboy, Ron ritrova la sua anima soffocata fino a quel momento dall’ignoranza e dall’ipocrisia. La malattia, nella sua crudeltà, gli permette di ritrovare la sua umanità e di arricchire la sua vita con nuove amicizie, vere e disinteressate come quella con Rayon, e un rapporto diverso con una donna come quello delicato e tenero con la dottoressa Eve, interpretata da Jennifer Gardner. La malattia rappresenta una scossa per lui, un richiamo per mettere ordine nella sua vita e dedicare gli ultimi momenti a qualcosa di utile e costruttivo, facendo luce sulle difficoltà e punti deboli del sistema sanitario statunitense, pieno di corruzione e di conflitti di interessi che incidono inequivocabilmente sul futuro dei cittadini.
Degna di nota anche l’ottima interpretazione di Jared Leto, frontman della band musicale 30 Seconds to Mars, che ancora una volta stupisce per le sue doti di attore, qui estremamente espressivo ed emozionante nel ruolo di Rayon, un travestito ottimista, simpatico e non stereotipato. Leto rende sullo schermo un ragazzo sensibile, al quale la natura ha voluto lanciare una sfida e lui cerca di lottare, vivendo nei panni di quello che sente di essere, senza limitazioni ma con le inevitabili fragilità. Il cuore del film è proprio il rapporto Ron–Rayon, due personaggi così diversi, uniti dalla lotta per la vita e da un comune destino. Vallè confeziona un film commovente, realista e coinvolgente, che racconta una storia, ma fa riflettere sulle numerose vite perse anche a causa di interessi finanziari e commerciali del mondo sanitario che in fondo, ancora oggi vengono a galla non in poche occasioni. Film drammatico, di denuncia, con momenti ironici, una struttura narrativa fluida e una regia dal sapore un po’ retro per un prodotto finale che non sorprenderebbe vedere candidato agli Oscar.
TRAILER E INTERVISTA A JARED LETO