L’edizione numero 81 della Mostra del Cinema di Venezia si arricchisce di un titolo a dir poco sorprendente e riuscito. Basato sul romanzo di Debora Attanasi Non dite alla mamma che faccio la segretaria, Diva futura gode dello sguardo della sua regista, la giovane Giulia Louise Steigerwalt, capace di immortalare un’epoca e delle figure alquanto particolari e indimenticabili.
Il tocco femminile che permea la pellicola ne diviene il punto di forza, insistendo su una delicatezza intrinseca ad alcune figure in campo e alle situazioni che vivono. Certo, la possibilità le viene offerta dall’avere a disposizione un interprete come Pietro Castellitto, che si mette completamente al servizio del progetto. L’essere autoironico, appassionato, carismatico – abbastanza consapevolmente – fa parte del suo bagaglio personale, adattato per lo scopo.
Al suo fianco, una serie di donne che (s)vestono i succinti panni delle dive degli anni Ottanta e Novanta. Ovviamente, si parla di dive di un certo tipo di cinema e di cultura in generale, come Ilona Staller, Moana Pozzi, Eva Henger, tutte clienti dell’agenzia Diva futura, interpretate rispettivamente da Lidija Kordic, Denis Capezza e Tesa Litvan.
Diva futura | La trama del nuovo film con Pietro Castellitto
All’agenzia Diva futura i clienti vengono trattati coi guanti e raggiungono la popolarità, grazie allo spirito del suo fondatore, Riccardo Schicchi. Lui sì che sa come far funzionare le cose. Inseguendo un sogno e rispettando le esigenze di chiunque passi di lì, il giovane ha rivoluzionato un mondo e lo ha fatto a modo suo. Con ironia, dolcezza, spensieratezza. E, forse, anche un po’ troppo ingenuamente. Per circa un ventennio, gli uomini e le donne passate di lì sono stati parte di un pezzo di storia.
Ilona Staller, Moana Pozzi, Eva Henger sono solo i nomi più noti che ricordiamo, ma nel corso del tempo in tanti si sono avvicendati, trovando un posto unico nel suo genere, al tempo stesso familiare e provocatorio. L’ingresso in scena di Debora (interpretata da Barbara Ronchi) diviene un contributo prezioso, con il suo essere estranea a quell’universo e assolutamente capace di organizzare e tenere sotto controllo Riccardo.
Riccardo Schicchi simbolo di libertà
Saltando da un anno all’altro, dal 1994 al 2012, attraverso numerosi flashback, la figura di Riccardo Schicchi prende così forma, anche e soprattutto attraverso gli occhi del personaggio della Ronchi (alter-ego perfetto della regista, sorta di attrice feticcio). La neosegretaria dell’agenzia appare “normale”, per quanto possa aver senso questo termine, all’interno di un mondo fatto di eccessi, di provocazioni, di sensualità e di sfide. Mettersi a nudo è qualcosa che fa parte del lavoro, ma non per tutti è così facile. Ecco perché è intressante scoprire come e cosa spingesse i clienti di Diva futura, quali fossero le loro ambizioni e che tipo di rapporto avessero anche con il loro stesso corpo.
In tutto questo, la figura di Schicci viene presentata con la sua umanità, disarmante ed encomiabile: dal punto di vista imprenditoriale aveva un fiuto pazzesco, che, unito al carisma e all’intraprendenza, gli ha permesso di diventare un simbolo e un modello di libertà.
Divertente, ma non fine a se stesso, quanto in grado, piuttosto, di illustrare e incuriosire, Diva futura è un’opera seconda assolutamente pregevole. E il fatto di essere stato scelto nel concorso ufficiale di una kermesse quale la Mostra del Cinema non fa che convalidarne il valore.