A far sorridere ed emozionare il pubblico di Udine nella quarta giornata del Far East Film Festival ci ha pensato il sudcoreano Lee Han con il suo Punch, senza ombra di dubbio una delle novità più fresche ed entusiasmanti della giornata di Martedì 24 Aprile. Ambientato nei sobborghi di una Seul quasi irriconoscibile e che riecheggia attraverso i discorsi dei suoi personaggi, Punch si presenta come un racconto di formazione che segue il percorso di crescita, emotiva e psicologica del suo protagonista, il giovane Wan-deuk e degli eccentrici, ma anche profondamente umani personaggi che ne accompagnano e condizionano le scelte di vita. Alternando i toni della commedia a quelli decisamente più toccanti del dramma e con un sapiente studio dei personaggi, Lee Han presenta un prodotto insolito, ma anche estremamente delicato. Wan-deuk è un giovane liceale che vive la sua intera esistenza nel ricordo di un passato mitico, quello del padre, ballerino di cabaret, che si scontra con il maturo disagio provato dal ragazzo nei confronti della disabilità sofferta dal padre, di cui si occupa con estrema cura ed affetto. Mentre il padre, assieme ad un eccentrico zio adottivo, suo storico compagno di vita e lavoro, cerca di guadagnarsi da vivere organizzando piccoli spettacoli in un mercato fuori città, Wan-deuk trascorre il suo tempo tra la scuola e la sua piccola casa, in uno dei desolanti sobborghi della città, animato dalla fastidiosa presenza di un vicino decisamente psicotico che non manca mai di apostrofare in maniera decisamente dura ed esilarante il giovane e suo padre. Il tempo della scuola è vissuto dal ragazzo con estrema difficoltà; caratterialmente poco incline allo studio e al contrario molto facile nel venire alle mani con chiunque si contrapponga a lui o ai suoi cari, Wan-deuk subisce gli scherni e le ironiche vessazioni del suo professore di sociologia, non che vicino di casa, Dong-joo. Per frenare la carica intrusiva e oppressiva del professore, l’impotente Wan-deuk si rifugia disperato in una piccola chiesa, ricavata in una stanza dove si trovano a vivere un immigrato indiano e sua moglie, nella speranza che le sue poco convinte e convincenti preghiere possano finalmente portare Don-joo definitivamente fuori dalla sua vita.

Il rapporto tra il professore e il ragazzo rappresenta forse uno degli aspetti più riusciti ed importanti del film. Dietro la durezza di Don-joo, si nasconde in realtà una profonda fragilità interiore che ne ostacola profondamente i rapporti con l’esterno, con il padre e la giovane di cui s’innamora ad esempio, e un reale affetto per Wan-deuk. E’ infatti proprio il professore a far ricongiungere il giovane con la madre filippina di cui non aveva mai conosciuto l’esistenza e a ricondurla nuovamente e con estrema dolcezza e delicatezza all’interno del nucleo familiare; è sempre il “vessatorio” Don-joo ad insegnare a Wan-deuk a guardare con altri occhi alla disabilità del padre, costruendo con lui un’amicizia che darà poi luogo sul finale ad una partnership lavorativa e a indirizzare le energie del giovane verso il kickboxing. Resosi conto dell’effettiva incompatibilità del giovane con il mondo della scuola, il professore cerca di aiutarlo ad incanalare tutte le sue energie e la sua foga in uno sport che diventerà poi scelta di vita. Una storia dunque semplice e in molti suoi contenuti forse più volte elaborata nella storia del cinema, ma che ha, proprio in nome di questa semplicità, il merito di incunearsi nel fondo del film che si presenta così come un racconto corale che, facendo quadrato attorno al personaggio principale, mostra tutto un universo di personaggi diversi, caratterizzati da una sensibilità e una realtà di difficoltà e disagi tutti differenti, ma che a poco a poco imparano ad avvicinarsi e a comprendersi. Sono stati dunque i personaggi, tutti assolutamente interessanti, e il suo ritmo ironico e piacevole, anche nei suoi momenti più duri, a consacrare il successo di Punch che nel 2011 ha ottenuto 5,3 milioni di biglietti venduti, conquistando la terza posizione tra i campioni d’incassi coreani del 2011.

A Lee Han il merito di aver confezionato un cast assolutamente perfetto, soprattutto per la coppia Wan-deuk e Don-joog, rispettivamente interpretati da Kim Yoon-seok che negli ultimi anni ha inanellato un successo dopo l’altro e dal giovane divo Yu Ah-in, volto di numerose pellicole indipendenti. Punch, la cui sceneggiatura è stata tratta da un bestseller di Kim Ryeo-ryeong proposto anche per il teatro, si presenta al suo pubblico come una commedia scanzonata, ben scritta e ritmata; la struttura flessibile della trama e i personaggi definiti in maniera assolutamente perfetta permettono al film di esplorare e toccare nodi interiori delicati e toccanti : il rapporto di Wan-deuk con suo padre, la riluttanza da parte di sua madre nell’avvicinarsi nuovamente, motivata unicamente dal profondo disagio provato dalla donna di umili e lontane origini e la grande e nascosta umanità di Don-joog. Un film intelligente dunque Punch, capace di lasciare, dietro le risate, un segno e un ricordo indelebile nella mente e nel cuore del pubblico.