Al Far East Festival uno dei film che ha portato il cinema giapponese a Udine è The Egoists ( titolo originale Keibetsu) diretto da Ryuichi Hiroki e interpretato da Kengo Kora e Anne Suzuki. Il film racconta l’intricata e triste storia d’amore e di odio tra un giovane gangster e una ballerina di lap dance. Il giovane Kazu rimane colpito dalla bella Machi e decide di mettere ordine nella sua vita, abbandonando la Yakuza e cercando un lavoro onesto per una vita diversa sia per se stesso che per la ragazza che ama. Ma l’impresa non è semplice e il gioco d’azzardo prende il sopravvento risucchiando Kazu in un vortice di debiti che lo riportano al dolore e alla violenza della fase iniziale del film.

L’amore per Machi non è sufficiente a cambiare tutto, ma diventa l’ennesimo peso nella vita del giovane, che si sente soffocato dalla responsabilità di aver allontanato la ragazza dalla sua vita e dal suo lavoro per iniziarne una nuova fatta di solitudine e sofferenza. Infatti Kazu deve fare i conti con i debiti e con i genitori che non approvano la sua storia con Machi e agisce in modo sbagliato verso di lei, scaricandole addosso tutta la sua frustrazione e insoddisfazione per non riuscire ad avere la vita che vuole. The Egoists è un film realizzato in Giappone, che vorrebbe essere una sorta di melò misto ad un gangster movie, ma risulta estremamente lento e molto ripetitivo. I dialoghi tra i due innamorati sembrano farsi forza delle solite battute, e il confronto tra i due sembra ogni volta uguale al precedente, provocando un rallentamento del ritmo nella struttura narrativa e una noia nello spettatore che fa fatica ad emozionarsi e a seguire la storia generale. La regia regala alcune inquadrature moderne e curate, ma sul totale di 136 minuti di film, prevale una lentezza che investe non solo lo snodo della trama, ma anche i dialoghi, la scenografia fatta di colori opachi e monotoni e personaggi descritti in modo superficiale e a volte anche un po’ troppo grotteschi.

Una storia che, in fondo, fino alla fine, non ha motivo di essere raccontata e sembra fare il verso ad alcuni film drammatici e polizieschi ben fatti del passato. Si sente l’esigenza di maggiore azione, pathos e una buona dose di pericolo, che avrebbero regalato alla storia una pausa dall’atmosfera piatta e monotona dell’intero film. Gli interpreti convincono nella recitazione, ma risultano poco credibili nei rispettivi ruoli e non si avverte la giusta alchimia tra di loro.