Il regista giapponese Ryuichi Hiroki si presenta al pubblico del Far East Film Festival di Udine proponendo, nel pomeriggio che accompagna la sesta giornata del festival, il cortometraggio The Future Of Children in Fukushima e in anteprima europea il suo ultimo progetto cinematografico, The River. Tra i due progetti, così profondamente diversi nella loro realizzazione, s’intesse una rete di collegamenti che risponde alla capacità del regista di riflettere, con grande delicatezza e naturalità, alcuni dei drammi più cocenti della memoria odierna del suo paese. Attraverso il filtro delle speranze e dell’ingenuità dei bambini di Fukushima, Hiroki richiama, in maniera abbastanza esplicita e toccante, il suo paese ad un atto di responsabilità, affinché il peso di quel disastro, ancora così attuale nel cuore del suo popolo, non ricada esclusivamente sulle generazioni future. The Future of Children in Fukushima, ricorda in soli tre minuti la necessarietà di garantire e costruire in maniera attenta e responsabile un futuro per le generazioni del domani. La tragedia dell’11 Marzo del 2011 ha assunto per Hiroki e quindi inevitabilmente per il suo cinema un’importanza vitale; fu dopo il terremoto e il conseguente tsunami che il regista decise di stravolgere completamente la trama di The River, allora esclusivamente incentrato sul massacro avvenuto il 7 Giugno del 2008 ad Akihabara, il quartiere dello shopping dell’elettronica di Tokyo, quando uno squilibrato, dopo aver preso a noleggio un furgone, si lanciò contro la folla, uccidendo tre persone e accoltellandone a morte altre quattro prima di essere catturato dalla polizia.

Attraverso un ritmo narrativo lento che lascia poco spazio ai dialoghi e da invece grande e forse eccessiva risonanza a lunghi e intensi piani sequenza, girati con la macchina a mano così da poter seguire in maniera assolutamente ravvicinata i suoi personaggi nei loro momenti di maggiore fragilità, The River segue la linea di due fili narrativi diversi che corrono vicini, senza sovrapporsi mai, e che rievocano due eventi di straordinario impatto psichico per la sua nazione. Una telecamera che segue lenta e silenziosa la sua protagonista Hikari, interpretata dalla giovane attrice Renbutsu Misako, mentre ripercorre i luoghi del quartiere di Akihabara dove nel 2008 venne ucciso il giovane fidanzato Kenjii, da il via alla narrazione. Sconvolta e distrutta dalla morte del giovane, di cui non sa darsi pace, Hikari cammina per le strade del quartiere avvolta in un inconfondibile cappotto arancione e con un’aria pensosa e desolata, mentre attorno a lei una folla frenetica e animata affolla i negozi di elettronica che popolano Akihabara. Ad interessarsi a lei ci sono una fotografa di strada, la prima a cui Hikari rivela il motivo del suo continuo ritornare per quelle strade, il proprietario di un improbabile locale che la corteggia offrendole un lavoro e risollevando l’ego spezzato della ragazza, una simpatica ed eccentrica cantante di strada che aiuta Hikari a riflettere su suoi progetti futuri e Yujii, un giovane tormentato che per guadagnarsi da vivere rivende materiali elettronici e che in qualche modo si rivela collegato a Kenjii.

L’incontro tra i due ragazzi individua un punto di svolta nella narrazione, il giovane aiuta Hikari a distaccarsi dal ricordo della morte del compagno e a ritornare a concentrarsi sulla sua vita, sulla realtà, quella che irrompe sugli schermi della televisione che in quei giorni mostrano le immagini del disastro di Fukushima. E’ proprio questo evento a permettere ad Hikari di comprendere qualcosa in più sulla vita di Yujii; il giovane dopo un difficile rapporto con il padre ha deciso di abbandonare la famiglia per scappare verso Tokyo, ora però le immagini del disastro provocato dallo tsunami in cui potrebbero essere rimasti coinvolti i suoi familiari e le parole di Hikari lo portano ad aprirsi e a riflettere sull’obbligatorietà di un ritorno verso casa alla ricerca di quanto resta della sua città devastata. Qual è dunque il senso di un titolo così insolito per questo film Hiroki lo illustra attraverso i caratteri e le vicessitudini di questi due personaggi che si presentano come relitti in balia della corrente, ma che nel finale invece riescono ad avviarsi verso nuove possibilità. Yujii ripercorre i luoghi delle devastazioni dello tsunami, mentre Hikari abbandona il ricordo della morte di Kenjii avviandosi sola su di una barca che attraversa il fiume della città accompagnata da Moon River, una scelta musicale che risulta insolita e quanto meno inappropriata nel contesto narrativo in cui si sviluppa la storia.