Venezia 80 | Coup de chance: il nuovo film di Woody Allen non è solo questione di fortuna

Una scena da Coup de Chance (fonte: Biennale)
Una scena da Coup de Chance (fonte: Biennale)

Una scena da Coup de Chance (fonte: Biennale)
Una scena da Coup de Chance (fonte: Biennale)

Woody Allen torna in grande forma a Venezia per il suo 50esimo film da regista, il primo recitato interamente in francese. Amori, inganni, violenza ma – su tutto – la riflessione sulla strana comicità del fato e la pericolosità di chi pensa che il caso si possa in qualche modo contenere.

Venezia 80 | Coup de chance: il nuovo film di Woody Allen non è solo questione di fortuna
3.9 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

Non è sicuramente un “Coup de chance” quello di Woody Allen, che al suo cinquantesimo film da regista (il primo recitato interamente in francese) firma uno stranissimo e bellissimo polar travestito da commedia, con alcuni dei personaggi -maschili – più detestabili della sua filmografia, che con le loro ossessioni, manie di controllo e di possesso, trascinano di tanto in tanto la narrazione, ovviamente godibilissima e sinuosa, sui toni più cupi di Match Point.

Elementi di inquietudine come improvvisi tagli di luce (quelli di Storaro) cambiano la temperatura del film, mettono in crisi i due giovani amanti che si ritrovano dopo gli anni del liceo, stavolta lontanissimi dalle nevrosi tipiche di Allen, ma invece felicemente innamorati e genuinamente bohémien, appagati dalle loro passeggiate e dai loro pranzi sulle panchine di Parigi.

Una scena da Coup de Chance (fonte: Biennale)
Una scena da Coup de Chance (fonte: Biennale)

A differenza di suoi colleghi e coetanei come Polanski e Friedkin, che nell’ultimo periodo della carriera si sono rifugiati negli spazi chiusi del teatro – sistemi chiusi, modellini in scala su cui è più “facile” avere presa ferma – il cinema di Allen ha oggi più che mai bisogno di respirare, di correre en plein air e di seguire gioiosamente i suoi protagonisti in questo finto thriller in cui tutti i passaggi di trama indispensabili al genere (indagini, omicidi, occultamento delle prove) vengono risolti in maniera velocissima e senza alcuno sforzo.

Questione di fortuna

Tutto procede a grandissimi passi fino a quando un ultimo, geniale, “coup de chance” riconsegna lo spettatore alla volatilità dell’esistenza umana: più triste, più solo, più spaventato, ma con una consapevolezza in più. Che la volontà, come già sosteneva Hume, è solo una sensazione, nient’altro che l’impressione che proviamo dentro di noi, e di cui siamo consapevoli, quando deliberatamente produciamo un nuovo movimento nello spazio.

È la volontà, l’illusione del controllo, che Allen amplifica con una regia mai così dinamica, in grado di trasmettere l’idea che tutto il vigore e l’eccitazione della nostra vita volontaria dipendano dalla nostra sensazione che le cose si decidano realmente da un momento all’altro, nel tempo di un “colpo”.

By Davide Sette

Giornalista cinematografico. Fondatore del blog Stranger Than Cinema e conduttore di “HOBO - A wandering podcast about cinema”.

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