Perché Longlegs non è l’horror più spaventoso del decennio (come si sente dire) | La recensione

Maika Monroe in una scena di Longlegs
Maika Monroe in una scena di Longlegs (Foto: Ufficio stampa) - Newscinema.it

Accostato a una campagna promozionale diventata virale, il nuovo film di Oz Perkins Longlegs è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma. Ma è davvero uno dei migliori horror degli ultimi anni come si sente dire?

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3.1 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

Innalzato oltremodo, un po’ dal reparto marketing un po’ dagli elogi entusiasmanti oltreoceano, Longlegs pare essere Dio sceso in Terra (versione horror). Spesso oggi le vie di mezzo si annebbiano lungo la strada per dare spazio ad aspri e categorici giudizi estremisti, e un film appena uscito viene reputato all’istante un capolavoro o una schifezza.

Forse a qualcuno potrebbe giungere nuova come affermazione ma la grande maggioranza, se non quasi la totalità dei film che escono in un anno, non fa parte né di una categoria né dell’altra.

Il caso Longlegs

Scritto e diretto dallo stesso Oz Perkins, figlio del famoso attore Anthony Perkins (alias Norman Bates di Psyco), Longlegs accoglie un cast pronto a brillare. Dal sempre eclettico e favorevole all’autorialità Nicolas Cage all’attrice dal volto poco rassicurante, pertanto adattissimo, Maika Monroe. Quest’ultima, classe ’93, l’abbiamo vista districarsi negli ultimi anni in diversi prodotti thriller/horror, compreso il riuscitissimo It follows del 2014.

Tra bambole demoniache e indagini da classico poliziesco procedurale, il film si concentra a raccontare il caso del serial killer Longlegs. Lee Harker è l’agente dell’FBI incaricato a unire i puntini degli omicidi. Il caso al momento irrisolto prende però strade inaspettate e vira tragicamente nell’occulto. La donna dovrà dunque scoprire rapidamente gli intrecci che legano l’assassino con i dettagli satanici, prima che quest’ultimo colpisca di nuovo.

Longlegs
Longlegs (Foto: Ufficio stampa) – Newscinema.it

Le bugie hanno le gambe lunghe

Un po’ come i ragni “gambe lunghe” questo spudorato e inquietante killer satanico di nome Longlegs, si nasconde negli angoli sociali più smarriti, o più tangibilmente in ambienti molto celati. Lo stesso parallelismo si può estendere poi verso il suo operato, perché proprio come fa la ragnatela aracnide che amplifica il proprio spettro d’azione a piacimento, il demoniaco essere biancastro del film sceglie vie ingegnose e molto scaltre per nidificare il male.

Con pazienza e scavando in profondità nella rete sociale delle famiglie, raccoglie consensi con inganni, arrivando al proprio scopo. Culti satanici, riti oscuri e tanta ostinazione, questi sono elementi comuni tanto al killer quando al film stesso, che si coprono di una veste intrigante per amplificare l’idea di maligno.

Derivativo e per questo poco originale

Estremamente derivativo da una montagna di esempi del passato, Longlegs cerca l’approvazione mostrandosi allo scoperto. Invece di citare soltanto si aggrappa con degli arpioni ben saldi, invece di spizzicare qua e là prende tutto il piatto e lo condisce pure. Ed è così che subdolamente sceglie la via del già visto ma di classe, del trito e ritrito ma dalla copertina criptica e sofisticata.

La pellicola inizia con un formato ancor più ristretto del classico 4:3 (quasi come a richiamare le diapositive che nel film torneranno più volte), per poi ritrovarcisi nuovamente anche più avanti. Questo tocco d’epoca però, non basta a condire un’estetica di ammaliante luccichio, è piuttosto tutto lo scheletro visivo a contribuire in tal senso.

Emerge subito infatti, l’impronta stilistica che questo horror tanto acclamato cerca di esprimere. Urla Nicolas Cage tanto quanto grida a squarciagola l’autore stesso (Oz Perkins) nella sua chiara intenzione di voler stupire, o quantomeno attirare l’attenzione dello spettatore fin dai primissimi minuti.

Longlegs
Maika Monroe in una scena di Longlegs (Foto: Ufficio stampa) – Newscinema.it

Nessun capolavoro all’orizzonte

Una fotografia spesso calda, giallognola, artefice di una cifra intensa e stranamente avvolgente. L’ambiente poi aiuta molto e le inquadrature che citano il passato di questo genere, sanno mescolare il nuovo con il vintage in maniera evocativa. Un tocco esperto, o furbo, di chi sa dove vuole arrivare. Ecco, questa è di certo la zona più rosea di Longlegs. E a supporto inoltre di questa traccia esteticamente intrigante c’è un valido ed energico montaggio e un reparto sonoro da non sottovalutare.

Legandosi fermamente al passato e facendo scelte dunque attempate ma funzionanti, il film pone inevitabilmente l’accento però su una questione che lo scinde in due frazioni. Da un lato la linea narrativa funziona, dall’altro delude. Se in parte ti attira dall’altra ti respinge.

Non c’è assolutamente niente di nuovo, nessun capolavoro all’orizzonte né chissà quale terrificante escamotage, “solo” tanta precisione tecnica e godimento visivo, in fin dei conti. Di sicuro una forte cifra stilistica è un grosso punto a favore, ma non basta a rendere un film, nato già pretenzioso negli intenti, qualcosa di memorabile.

Con un budget di soli dieci milioni di dollari, di cui metà andati per il cachet di Nicolas Cage, questo Longlegs di Oz Perkins arriverà in Italia il 31 ottobre, pronto a insanguinare il vostro Halloween tingendolo di jump-scare e inquietante perseveranza satanica, ma più di tutto deciso a far discutere di se stesso.

By Lorenzo Usai

Contraddistinto da una passione cinefila quasi maniacale, cresciuta in me come una vocazione, cerco ogni giorno che passa di scoprire sempre di più, farmi esperienza, parlare e scrivere di questo magico mondo. Fin da piccolo sono sempre rimasto incantato dal cinema, la sala, l’enorme schermo davanti a me e tutte le storie che mi portano dentro ad infiniti mondi, vivendo esperienze come in prima persona. Insomma i film emozionano, insegnano, confortano, incoraggiano, divertono, sono una potenza reale e concreta, per me non sono un passatempo ma un vero stile di vita.

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