La sezione Orizzonti di questa edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia presenta il primo lungometraggio della regista araba Haifaa Al Mansour, la prima donna che è riuscita a girare un film in Arabia Saudita ed è considerata una delle maggiori personalità del cinema nel suo paese. Si intitola Wadjda e racconta la storia di una bambina araba di dieci anni che vive in un sobborgo di Riyad, la capitale dell’Arabia Saudita. E’ una bambina divertente, coraggiosa e con una grande voglia di vivere, circondata però da una società conservatrice e tradizionalista che vive relegata in mille restrizioni, alcune delle quali sembrano quasi surreali agli occhi del mondo occidentale.
Infatti il suo più grande desiderio è comprare una bicicletta, per poter correre insieme al suo amico di sempre Abdullah e la sua determinazione la spinge a fare di tutto per raccogliere i soldi necessari e portare a termine la sua piccola grande impresa. In Arabia Saudita è sconsigliato alle ragazze di andare in bicicletta poichè si è diffusa la credenza che porti pericolose conseguenze sulla femminilità e la possibilità di procreare, e la regista Al Mansour ha preso come spunto questo particolare aneddotto della cultura del suo paese, per denunciare la condizione della donna araba che deve reagire e cercare di cambiare le cose. “Secondo me dobbiamo progredire e fare un passo avanti, non solo lamentarsi che l’Arabia Saudita sia un posto difficile per le donne. Voglio fare cose che mi piace fare, sono un artista e voglio raccontare storie emozionanti, storie umane che il pubblico può apprezzare. Questo film è anche sull’arte, sulla co-produzione e la comunione di due culture diverse. Una troupe tedesca e una araba che hanno lavorato insieme…interazione tra culture” – ha detto la regista durante la conferenza stampa al Lido.
Wadjda
, interpretata dalla giovane Waad Mohammed alla sua prima esperienza sul grande schermo, non è solo una bambina con un grande sogno, ma è simbolo del cambiamento di un paese, soffocato dalle regole e dalle limitazioni, che piano piano cerca di aprirsi a nuove possibilità e di cambiare radicalmente, anche se la strada per farlo è difficile e impervia. Il cambiamento è una vera e propria sfida e la bicicletta non è altro che la manifestazione di questo. Come Wadjda ogni donna dell’Arabia Saudita dovrebbe reinventarsi e trovare il modo per mettere insieme le proprie forze e le proprie idee per sfondare quel muro spesso e duro che si è formato in tanti anni. Al Mansour realizza un film dolce, ma dirompente, emozionante e intenso, con delle vene umoristiche che rendono il tutto perfettamente amalgamato all’interno di una storia con un ritmo giusto che permette di seguirlo con facilità e coinvolgimento. Si versa anche qualche lacrima di pura commozione, non di infelicità. Tuttavia il vero motore di tutto il film è senza dubbio la piccola Wadjda e l’attrice emergente Waad Mohammed la rende adorabile e originale, come afferma la stessa regista: ” Lei non pensava di farcela ed era entusiasta della cosa. Ma noi non potevamo fare un casting allo scoperto in Arabia, ma mandavamo i talent scout a cercare i talenti. Qualcuno ce l’ha raccomandata ed è arrivata da noi e subito sembrava proprio la ragazzina che noi volevamo. Aveva questo spirito ribelle, per la vita, per la musica, aveva determinazione e ci ha stupito.”