Diretto dal Justin Kurzel del Macbeth datato 2015 e messo in scena da un trio maschile molto riconoscibile, The order riesce a dare un senso a un prototipo di film già visto e rivisto. In questo sono fondamentali appunto loro Jude Law, Nicholas Hoult e Tye Sheridan, i grandi nomi che spiccano dal cast, che grazie alla connessione professionale che instaurano, pongono l’asticella del realismo ad un piano superiore.
Un soggetto intrigante
Ispirato al saggio del 1989 The Silent Brotherhood di Kevin Flynn e Gary Gerhardt, questo The order racconta gli albori dell’organizzazione terroristica neo-nazista chiamata appunto ‘The order’. Siamo precisamente nel 1983 quando un agente dell’FBI nota un filo conduttore in una serie di rapine e contraffazioni.
Insospettito dalla cosa, inizia a investigare al fine di dimostrare che questi eventi non sono opera di qualche criminale comune ma di un gruppo di estremisti di destra, altamente organizzato e motivato, che dichiara apertamente l’obiettivo di muovere guerra verso il governo degli Stati Uniti.
Jude Law è la vera forza
Si sa ormai quanto Jude Law sia un interprete capace, ha dato modo più e più volte di dimostrare il proprio talento e lo ha fatto in maniera anche molto versatile. Ecco perché quasi stupisce il fatto di rimanere in parte sorpresi da questa sua nuova prova attoriale.
Minimi movimenti del viso, impercettibili equilibri nei gesti, un dedicarsi totalmente al ruolo sporcandosi fisicamente e mentalmente. Quando c’è lui in scena è difficile non farsi rapire dal suo carisma, che sia un dialogo pacato o una palpitante sequenza d’azione. Queste ultime poi, Kurzel le gestisce davvero al meglio mantenendo un ritmo serrato e intenso.
Megalomani esaltati che macchiano l’umanità
La storia elaborata in The order possiede un valore riflessivo interiore che attraversa una delle questioni più cupe del nostro sociale. Un contesto conflittuale attraverso cui scaturisce un devastante entusiasmo cieco, smodato, figlio di squilibrati soggetti invasati. Operazioni estremamente pianificate, per mano di organizzazioni formate da nuovi estremisti, giovani e plasmabili, incattiviti da ideali assurdi.
Ecco quindi che, oltre alla vena thriller, emerge evidentissimo un vero e tangibile dramma all’interno di questo The order, quello che colpisce ogni giorno il nostro presente e passo dopo passo incancrenisce il futuro.
Il nuovo lavoro di Justin Kurzel ha dunque questo valore ulteriore, riuscire a raccontare in maniera del tutto naturale, una facciata sporca e tremendamente ombrosa, tracciando un parallelo con ciò che oggi si cerca di nascondere ma che purtroppo è ancora molto vivo.
Un messaggio che risuona potente
“Si cerca di proteggerli ma non si può vivere la vita al loro posto”
dirà un personaggio a un certo punto del film. Questo riferito ai figli, al cambio generazionale, agli esseri umani che ci succederanno un giorno. Si prova ad istruire le loro menti, a dargli insegnamenti che li portino su una strada fatta di correttezza e sani valori, ma ovviamente le scelte che ognuno fa sono frutto di un vasto e personale tessuto di esperienze.
Ciò detto però, è necessario che filtri assolutamente un messaggio di speranza in un qualche modo, che ponga l’accento su urgenti fratture sociali spesso in ombra. Le nuove generazioni hanno bisogno di essere guidate dalle precedenti, assorbendo i valori e cercando di fare meglio.
Tale elaborazione, tra l’altro, esce fuori spesso in questa 81esima Mostra del Cinema. Il panorama festivaliero di quest’anno infatti, sceglie di raccontare vari scenari che attraversano la tematica in questione, affacciando il proprio interesse verso un contesto giovane, che rifletta sulle possibilità future. E dal momento che più passano i giorni qui al Lido più si sentono forti i sapori che questa edizione vuole farci assaporare, ci si augura fermamente che il concetto fuoriuscente da questo The order, detti nell’arte tutta o almeno nella settima, una tendenza necessaria per una società corrotta.